domenica 27 dicembre 2015

A volte è meglio dimenticare

Ebbene sì, è andato anche questo Natale. Scusate il ritardo, oggi è il 27. Tanti auguri! Beh, se non me li avete fatti nemmeno voi, significa che non ve ne frega poi così tanto. Eccetto qualche caso, e in alcuni di quei casi ho preferito non farli io. "In questa vita a volte è meglio dimenticare." Da domani si inizia con lo studio serio in vista per la sessione, ma mi premeva incidere da qualche parte quello che è il mio pensiero dell'ultimo periodo. Non si vive di fottuti ricordi.

Ecco, io credo sia necessario, quando si chiude una pagina della nostra vita, prendere i lati positivi della cosa. Tenerselo, qualche ricordo positivo. Ma non si devono avere rimpianti. Non si deve pensare a come sarebbero potute andare le cose se, se, se.... NO.

E lo sapete perché non va fatto questo ragionamento? Prima di tutto perché disorienta: indebolisce le convinzioni che ci siamo creati fino a quel momento, e non permette di andare avanti con energia. E questo è demotivante per la sé stessi e per chi ci sta intorno. Ma soprattutto non va fatto per un altro motivo. Il mondo cambia. La gente cambia. Noi cambiamo. E allora perché fermarsi? Non si vive di ricordi. Non lo si deve fare. Le cose che stanno nel passato sono belle perché stanno proprio lì. Indietro. E di loro resta un'idea. Un'idea di un rapporto, un'idea di un progetto, ma niente più. La delusione più grande sarebbe tornare sui propri passi convinti che quell'idea sia ancora presente. Non sarà mai così, mi dispiace dirlo. Quello che va fatto è un cambio del punto di vista. Vuoi recuperare un rapporto perso? Accetta il cambiamento. Adattati. Supera il pregiudizio e il limite caratteriale. Vai oltre, ma per favore dimentica quello che c'è stato prima. Dimentica i comportamenti, dimentica ciò che avevi davanti, perché non devi vedere le cose con gli occhi con cui le vedevi prima. Questo.

"Tutti che dicono: 'Ascolta la mia storia', tutti che vogliono restare nella memoria. Io dico subito: 'Bambina, lascia stare, in questa vita a volte è megio dimenticare'" (Francesco "Nesli" Tarducci) .

venerdì 18 dicembre 2015

Il non detto

A volte dovrebbe non esistere
si dovrebbe andare oltre quel gioco di pensieri
di emozioni
di parole che si dicono ma che
 non si vorrebbe dire.
Spontaneità
è la chiave 
di qualsiasi rapporto umano
e non ci si deve andare piano
perché non ci deve essere un piano,
bisogna lasciare che tutto scorra
e chi lo sa
cosa accadrà?

From the other side

Hello, can you hear me?

Speriamo di no.
Dall'altro lato della barricata i colori sono più brillanti, lasciano più ricordi. Fanno la differenza. Tutto fa la differenza, perché altera la monotonia degli eventi. E così finisce che dovevi stare a casa e sei uscito, dovevi tornare presto e sì, sei tornato presto, ma al mattino dopo. Finisce che ora si avvicina veramente il Natale. Sette miseri giorni al 25 signore e signori. Non siete contenti? Beh, io sì. Non sento così tanto il Natale da un po'. Non perché abbia ritrovato una forte spiritualità in me, bensì perché quest'anno come non mai conta l'ambiente che mi circonda. Quest'anno più che mai conta la famiglia. Perché si, dovrebbe essere ed è scontato, ma quando ti trovi davanti alle difficoltà viene fuori la coesione che distingue il gruppo famiglia da qualsiasi altro collettivo.

Dall'altro lato anche i libri sembrano meno impegnativi. Circondato dalle persone giuste e all'interno di un microclima di positività e idee costruttive, guardo al futuro, e sorrido. Anche se ho lasciato il cappellino a casa e la mattina per andare a lezione in bicicletta prendo freddo alle orecchie, che è una cosa che odio. Anche se le cose non sono andate come speravo, come volevo. Io sorrido perché ho me, i miei amici e la mia famiglia. E la coscienza a posto, fottutamente a posto. E' tutto bellissimo dall'altro lato.

sabato 12 dicembre 2015

"Canta"

1.04. Il sonno è poco, i pensieri tanti, gli obiettivi pochi e chiari. Si marcia a tutto spiano verso Natale e verso l'imminente sessione. Adoro i momenti di pressione perché tiro fuori il meglio di me. Ma adoro anche e forse ancor di più questi momenti morti, specie se capitano di notte. Mi permettono di guardarmi dentro, di capire a che punto sono. Perché gli esami di coscienza, li faccio da solo. Perché a guardarmi dentro, ci penso io: non ho bisogno di sollecitazioni. Perché spesso e volentieri taccio piuttosto che sciabolare contro chi punta il dito. E ho taciuto.

Adoro questi momenti di solitudine e riflessione perché la mia mente va a mille, si proietta nel futuro. Si proietta nei sogni. E io voglio sognare, ora che mi sono ricordato come si fa. Di concreto c'è molto, e al primo posto stanno gli affetti, quelli di sempre. Insieme ai ricordi, quelli forti veramente. Non permetterò mai che si parli senza cognizione di causa di te. Non permetterò mai che la tua persona venga scalfita dalle parole di chi parla per parlare. Non permetterò mai nulla di tutto ciò. Se sei una persona che sa di occupare uno spazio importante nella mia mente, sentiti preso/A in causa. Di concreto c'è il rispetto, verso la mia persona, verso dei sentimenti, verso dei legami.

 Di concreto ora c'è che devo passare degli esami, superare alcune tappe importanti. C'è che voglio partecipare a qualche sessione in giro per l'Italia e magari in Europa, c'è che voglio sentirmi libero. E ora come ora, non sono mai stato così libero. E questo blog è una fottuta manna dal cielo che mi permette di dire ciò che voglio. Tanto mi leggono in pochi, chi cavolo se ne frega. A proposito, ora non ho più modo di capire se chi prima era in giro per il mondo e ora è tornato in Italia stia ancora leggendo. Per cui segnali più concreti come commenti o messaggi contenenti critiche o apprezzamenti sarebbero molto ben accetti. Anche se qualche persona l'ho lasciata andare dandole veramente tutto me stesso. Ora combatto contro me stesso per difendere, giustificare o rinnegare le mie scelte. E' una lotta devastante, ma di sicuro il vincitore sarò io, qualunque siano le mie intenzioni. E questo mi basta.

Sono uscito dalla vita di tanti, ho preso la porta senza voltarmi e con la promessa di non tornare. Penso di averci guadagnato in termini di certezze e coscienza delle mie azioni. E i pensieri che mi sono frullati in testa tornando a casa in treno oggi ne sono la prova. Cantavo. Non pensavo a niente. Mi sono goduto il tramonto delle 16.40 del giorno 11 dicembre 2015 come pochi altri. Sapendo che domani una gita al mare non me la toglie nessuno, e sapendo che la mia testa deve essere sempre alta. Cantavo, nella mia testa. E questo per me è l'emblema del viaggio mentale. Cantavo e guardavo avanti, come non facevo da tempo. E rivedevo vecchie e attuali persone nel mio viaggio. Chissà che ha in serbo per me il prossimo futuro. Se posso darti un consiglio, "Canta".

sabato 5 dicembre 2015

Con convinzione

E' uno di quei pomeriggi pieni di domande, dove il tempo si ferma, non hai voglia di far nulla, e stai lì a fissare il fuoco con qualche canzone lenta e tranquilla nelle cuffie. Ti rilassi, ma ti turbi allo stesso tempo. Le domande sono tante, le certezze poche, ma solidissime. La scrematura è terminata, ma ora resta da decidere che fare. Inizi a guardare un po' oltre. Non è più il momento di pensare in piccolo. Bisogna espandersi. E non parlo dello scritto di storia moderna che sto facendo, no. Non mi interessa questo. Bisogna essere ambiziosi, a partire da oggi. Due anni e mezzo, al massimo di me stesso, e poi il salto. Bisogna spiccare il volo. Ora devo farmi crescere le ali. Le idee ci sono, bisogna rimboccarsi le maniche e darci dentro. Fino alla fine.

Per come sono fatto io, i cambiamenti nella mia vita, che siano repentini o meno, mi danno sempre una spinta. Avevo bisogno di questo. Sono fatto così, non mi piace la monotonia, né mi piacciono le situazioni scomode. Ne esco e proseguo. E ora so che cosa voglio. E non mi fermerò. La meta è l'arrivo, l'altra metà è dentro di me. Devo mettere io l'accento nella mia vita per darle un suono migliore, ed è quello che farò. Avanti tutta, con convinzione!

martedì 1 dicembre 2015

Being themselves

It's probably the hardest challenge. Just try, and see what happens. Things will definitely change starting by now. Because it's the course of life. Everything has to be modified in some terms. I decided to keep in my mind the best memories and leave you free, because I thought that would have been the reasonable ending, considering my sense of emptiness

Yo decidì decir todo lo que pensaba, y ahora me siento mucho màs ligero. Te agradezco todo pero de verdad, diciste muchas cosas sin sentido y con mala leche. No fue un aclararse de las cosas, sino la salida de tus malos sentimientos. Por eso estoy decepcionado, pero bueno.

Ora si guarda avanti, ora si pensa a ciò che si sarà, consapevoli di ciò che si è. Ora si vive, cercando di essere sempre sé stessi. Prendere o lasciare, questo sono io, questo il mio modo di vivere. Se sei forte lo accetti, se non lo sei, soccombi. Io non ho bisogno di dubbi, né di cattiveria, né tantomeno di comprensione. Ho bisogno di me. E ora so che sono nelle condizioni di ritrovarmi.

Bonne chance.

Auf Wiedersehen.

martedì 5 maggio 2015

Al top

Sapete quand'è che si smette di lamentarsi?

Quando si è felici.

Io, solitamente, mi lamento scrivendo su questo blog.

E' da un po' che non scrivo..

Fate voi.

lunedì 27 aprile 2015

Arriva!

Sembra un accavallarsi di emozioni indefinite.
Sembra, perché non si può sapere cos'è. L'ispirazione arriva quando meno te l'aspetti.
E' l'amore per le proprie passioni. E' un'altalena tra sorrisi e riflessioni interiori.
Un mare di sensazioni che ti porta via. Sta a te cavalcare l'onda, domarla o immergerti in acqua.
Segui il ritmo, ascolta e ascoltati. Ognuno di noi è forte, ognuno di noi ha una strada più semplice.
Seguila, lasciati coinvolgere, ma fallo a modo tuo.
Hai il dovere di trovare la tua.

domenica 26 aprile 2015

1700

L'ispirazione sale quando cala il Sole

Sparisce la linea dell'orizzonte

Resta solo il buio

Ma la luce più grande è dentro di noi

Il lume della ragione.

giovedì 23 aprile 2015

Roar

Io lo sapevo già da prima. Lo sapevo che sarei rinato. E mi cercavo, mi cercavo ovunque. Cercavo quel “me” che ritenevo perso, ma che era solo uscito a prender aria. Incapace di provare emozioni: questo pensavo di esser diventato. Io lo sapevo già da prima. Lo sapevo che sarei rinato. E mi cercavo, mi cercavo ovunque. Cercavo quel “me” che forse si era perso, ma che ora ho ritrovato. Incapace di arrendersi: questo è rimasto.




Io lo so, lo so da sempre. So che posso rinascere. E mi cerco, mi cerco ovunque. Cerco quel “me” che voglio mettere in ogni cosa che faccio. Un “me” che non conosca altro che il sorriso, dentro e fuori. Incapace di farmi scalfire dalle parole della gente, dagli eventi: questo è quello che deve rimanere.




Io lo saprò, lo saprò sempre. Saprò sempre che saprò rinascere. E mi cercherò, mi cercherò ovunque. Cercherò quel “me” che ogni volta renderà migliore qualcosa e qualcun altro. Un “me” che mi faccia crescere costantemente. Incapace di non porsi degli obiettivi. Affamato. Scriverò il mio declino e la mia resurrezione, ogni volta che sarà necessario. E non cadrò mai. Di me non rimarrà niente, ma voglio lasciare il segno.

domenica 19 aprile 2015

Sparirò

Sparirò per un po'. 

Sparirò, immerso nei miei pensieri, alla ricerca del mio domani, con l'intenzione di prendere in mano la mia vita e di correre veloce verso il mio futuro.

Sparirò, in sella ai cambiamenti, con la voglia di vivere una vita diversa, di fare ciò che mi piace. 

Sparirò, perché sono cambiati gli orizzonti, perché forse è il momento di guardare dentro.

Sparirò, perché quello che c'è dentro di me non è così verso Oriente, dopotutto.

Sparirò, ma prometto che mi ritroverò. E darò tutto per andare avanti. 

sabato 11 aprile 2015

Osare

Che ne sarebbe di noi senza dettagli?
Senza la gioia, senza il volerci provare,
Senza gli sbagli?
Con i "se" e con i "ma", non può funzionare.

Certo, sarebbe facile non rischiare,
Fermarsi alle apparenze, fare i bagagli
E lasciarsi portare via dall'onda, farsi allontanare.
Ma perché far sì che il rimorso ci attanagli?

Cosa costa?
La vita è cosa tosta,
Mai mollare,
 mai indietreggiare,
A volte per essere felici basta osare.



martedì 7 aprile 2015

Sarà la stagione

E quando arriva, non puoi che essere felice. Quando entri in quel periodo dove tutto sembra più bello, quando arriva la primavera, esce il sole, risaltano i colori dei fiori, della natura, quando emergono i sorrisi delle persone: quello è il momento che va assaporato fino in fondo.

Sarò breve e conciso: sto bene, dannatamente bene. Per una serie di fattori casuali, inaspettati, combinati secondo chissà quale regola alchemica, ammesso ce ne sia una. Sto bene e voglio stare sempre meglio. Poi vabbè, qui a Venezia c'è un sole splendido. Sarà la stagione, ma tutto va alla grande. Ora si che posso concentrarmi! Ora posso dare il massimo!

lunedì 30 marzo 2015

Non si può

Scriverò di getto. Scriverò ora e con la rabbia provocata da questo pensiero, che vedo confermarsi non più come un'esagerazione ma come una triste, triste realtà.

Non si può vivere di menefreghismo in questo modo. A volte mi chiedo se sono io quello pazzo, quello che dà un peso alle parole, ai gesti, ai comportamenti, alla volontà di costruire, alla capacità di restare vicini a chi conta. Qui la gente guarda solo al proprio interesse. Qui la gente è spenta. Qui la gente non vuol far sentire la tua voce. Ragazzi e ragazze che si piacciono perché si ignorano! Io sinceramente non ci vedo nulla né di bello, né tanto meno di normale.

Non si può essere felici snobbando la gente. Non riesco a capire come la gente faccia a vivere in pace col mondo privandosi del piacere di provare delle emozioni. Forse non ci sono proprio, in pace. Ma anche in tal caso, vedo gente che non si butta a capofitto nelle cose, vedo gente che non ci prova, vedo gente esitare, vedo gente che non osa, non azzarda, non cerca soluzioni, non cerca un contatto, una relazione diversa dalle altre, un contenuto, un sorriso. La gente è spenta.

Ma perché, salvo poche eccezioni, siete tutti spenti a Pordenone? Perché?

mercoledì 25 marzo 2015

Certezze e cambiamenti

Tutti noi cerchiamo costantemente delle certezze. Vogliamo identificarci in qualcosa, sentirci accettati, essere sicuri di far parte di un contesto o di avere sempre l'appoggio di qualcuno. Ma che succede quando una di queste cosa viene a mancare? C'è qualcuno che ha la forza di rimpiazzare gli altri con sé stesso? Perché è di questo che si tratta. Io credo che quando si perdono delle certezze, quando mancano dei punti di riferimento, la prima cosa da fare sia prendersi le proprie responsabilità, affrontare la cosa e superarla da soli. 

Le persone di cui abbiamo bisogno veramente, secondo me, sono poche. Non più di quindici, a starci larghi. Il resto è utile, ma non è niente in più di quello che sono dei buoni amici, i genitori e i compagni di corso, squadra o lavoro più fidati.

Quelle sono certezze. Quelle sono persone che ti cambiano la vita, sì. E quando si perdono i contatti con una di quelle persone, andare avanti è dura. Ma lo si fa, credetemi, lo si fa. Lo si fa pensando positivo, lo si fa tenendo ciò che di buono c'è stato. Lo si fa perché evidentemente si deve cambiare qualcosa. 

I cambiamenti fanno parte della nostra vita. Guai se non ce ne fossero. Guai se decidessimo o se ci fosse imposta una sola strada. Qui, Marti direbbe "Basta con le frasi fatte", ma secondo me non c'è niente di più vero in questa frase: il mondo è bello perché vario. Le opportunità sono molteplici, la nostra vita può cambiare veramente in un attimo. Possiamo perdere delle certezze, ma una cosa deve sempre rimanere. La voglia, dentro di noi, di andare avanti e di scoprire qualcosa di nuovo. La voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno, e non mezzo vuoto. La voglia di andare avanti, di fronte a ogni difficoltà.

La voglia di vivere esperienze nuove, di buttarsi a capofitto nel percorso della vita, che non è sempre rettilineo (e meno male, altrimenti sai che noia), ma che è pieno di cose da vedere e apprezzare. Non c'è tempo, non ci deve essere tempo per farsi buttare giù dai cambiamenti. Non c'è tempo per guardare il mondo intorno a noi, la nostra vita, come qualcosa di brutto. Ognuno di noi è unico, a modo proprio. Facciamoci valere! 

domenica 22 marzo 2015

Relatività e confusione

Sveglia e schemi che saltano stamattina. Poco importa: il piumone non voleva lasciarmi uscire al freddo, sapeva che stavo troppo bene sotto di lui. Wake up call saltata, giornata che inizia in ritardo, spazio a qualche pensiero mattutino. Guardo fuori, cielo nuvoloso, giornata incolore, di quelle che ti fanno venire voglia di studiare, di leggere un libro, di partire, di viaggiare con la mente e di andare verso luoghi che non conosci.

"A bordo di un'astronave senza pilota, che punta verso galassie a cercare vita."

Domenica. Una di quelle domeniche da passare a casa, che se fosse inverno passeresti davanti al caminetto con la coperta, un film e magari in compagnia di una cioccolata calda.
Non è una domenica come le altre. E' marzo, la primavera è iniziata, e abbiamo tutti voglia di ritrovarci.

Bisogna ritrovarsi, è questo il messaggio? O forse riscoprirsi? Ognuno di noi attribuisce il giusto peso a questi interrogativi, è relativo. Come è relativo il pensiero della gente quando si fa qualcosa, come è relativo quello che dici se poi pensi altro, come siamo relativi noi a questo mondo. Il nostro dovere è quello di lasciare un segno. Non importa dove, non importa come. Importa che sia un segno positivo. Un abbraccio, una carezza, la semplice manifestazione della nostra vicinanza ad un amico lontano. Piccole cose, ma fondamentali.

"Quel che poi conta son le solite piccolezze!"

Oggi mi sono svegliato con il frastuono del silenzio a martellare la mia testa. Sono sicuro che mi farà bene fermarmi a riflettere, ma ammetto che queste situazioni sono difficili da gestire per me. E' difficile affrontare sé stessi, ed era un po' che non capitava di doverlo fare. Il nostro più grande avversario siamo noi. Il mio più grande avversario sono io. Ma prometto di sconfiggermi e ripartire, su questo non c'è dubbio!

lunedì 16 marzo 2015

Certi brividi non hanno prezzo

Lunedì! Niente di più odiato, direste. E invece vi smentisco! Oggi sono felice, nonostante la sveglia alle sette, nonostante la pioggia qui a Venezia, nonostante il dolore fisico post partita. Oggi sono felice perché è stato un weekend vissuto alla grande. E in generale è un periodo felice per me, indubbiamente. 

Se penso a come stavo psicologicamente non più di un mese e mezzo fa, ancora non ci credo. Perso, letteralmente perso. Senza un'idea chiara di me, senza inventiva, senza voglia di fare, di stare con gli amici, di relazionarmi con qualcuno. Credevo di aver bisogno di qualcosa che forse non serve. Credevo fosse necessario tornare indietro per guardare di nuovo avanti. Ma perché non tornare indietro e ricostruire qualcosa, invece che sperare di riprendere da dove si è lasciato? Oppure perché non tornare indietro? Ecco, diciamo che queste due domande mi mettono abbastanza in difficoltà, ma nonostante questo io sono felice. Sono felice perché ho ritrovato me stesso, e ora so di poter andare avanti e di poter vivere emozioni intense. 

Certi brividi non hanno prezzo, certe sensazioni ti fanno esplodere dentro. Come il gol vittoria di ieri al 94'. Una vittoria soffertissima, un gruppo sensazionale, che è letteralmente volato sotto la curva quando la palla ha gonfiato la rete! Tutti insieme, uniti verso un unico risultato. Tutti ad abbracciare Gru che la butta dentro e ci regala tre punti! 

Certi brividi non hanno prezzo, credetemi. Ritrovare gli amici e vederli felici dopo tanto, non ha prezzo. Ridere senza senso, mangiare insieme, stare insieme giornate intere, non ha prezzo. Ci sono certe cose che non passano mai, basta avere accanto le persone giuste. E il fatto di averne vicino un discreto numero mi rasserena e mi sprona ad andare avanti.

Fuori piove, sì, ma dentro di me c'è un Sole che splende e illumina tutto quello che c'è intorno. Sono felice.

giovedì 12 marzo 2015

Essere diversi per essere sé stessi

Io veramente non ci credo. Non ci credo al fatto che qui si viva solo di risvoltini e Oakley. Non ci credo, non voglio credere che la gente si limiti a giudicare in base a orologi, macchine, scarpe, tipo di locale frequentato, e chi più ne ha, più ne metta. La gente ha dimenticato il valore dei sentimenti, ne sono sempre più convinto. Come sono sempre più convinto che vada scemando il piacere di avere dei valori. Forse è fuori moda, averne. Non lo so. Sta di fatto che vedo gente persa, a rimangiarsi ciò che dice nel giro di minuti. Minuti. Siete minuti. Forse è per questo che continuiamo a lamentarci che le cose vadano male. Forse è per questo che non ci rialziamo tanto facilmente dopo i dispiaceri. Il Sole dev'essere dentro di noi, ma spesso non è così. E allora lo mettiamo su Instagram, ne parliamo, ma non cerchiamo di farlo nostro.

E' la generazione di hashtag e tendenze, di tavoli e consumazioni, di Dj e prevendite. E' la generazione in cui si vive alla serata, non più alla giornata, se capite cosa intendo. E' la generazione di chi è fatto veramente a stampo. In cui bisogna seguire un esempio per essere parte del gruppo che conta. E' la generazione in cui se cerchi di essere te stesso sei out. Francamente, meglio out che uguale agli altri, poi fate voi. Magari per essere accettato dovrei scrivere #MeglioOutCheComeVoi, ma forse vi prenderei in giro.

Un po' ci siamo tutti dentro, comunque. E ci mancherebbe. I social sono parte di noi ormai, ed è giusto farne uso. In modo responsabile e contenuto, ma vanno usati. Se non altro perché sono la più grande forma di comunicazione esistente insieme al telefono (non mi sento di assegnare un primato a nessuno dei due mezzi).

Estendendo il concetto che voglio esprimere, chiedo solo originalità. Fate quello che volete, fate quello che vi sentite. Sogno un mondo in cui si elogi la diversità. Sogno un mondo in cui l'uguaglianza stia nella diversità di giudizio. Sogno un sistema imparziale, in cui la differenza la faccia ciò che la gente porta dentro. Sogno che la gente sia sé stessa, perché è così che si crea la diversità. Sogno che la gente esca dalle piccole realtà e si rapporti con le grandi città, con diverse etnie, lingue, culture. Sogno un viaggio di mente e corpo, che possa liberarci da tutti questi luoghi comuni.

lunedì 9 marzo 2015

Conta esserci

Avete presente quando a un caro amico succede qualcosa di brutto? Conta esserci, conta essere lì a dargli una pacca sulla spalla, a tirargli su il morale. Ecco, sono d'accordo, sì, ma c'è di più.

Per me conta esserci sempre. Perché l'amicizia non è un tipo di legame fatto di occasioni e istanti. E' un fiume di eventi, che scorre su un terreno incerto, pieno di insidie, ma che nasconde anche tratti sereni e che espongono l'acqua alla luce del sole, facendo brillare i sentimenti positivi di questo legame speciale.

Sapere di poter dare il mio supporto alle persone che per me contano veramente è splendido, perché sento di essere coerente fino in fondo: sento la reciprocità delle azioni tra me e chi mi sta di fronte. Si da e si riceve del bene, si soffre insieme quando c'è bisogno, si esce per scacciare i cattivi pensieri.
E' forse il rapporto più sincero, l'amicizia. L'amore è qualcosa di più sofferto e unilaterale, ma solo perché si ha l'impressione che non si riceva abbastanza rispetto a quello che si da. Poco importa al momento, chi vivrà vedrà!

Al momento conta esserci per chi conta davvero, conta esserci anche un po' per sé stessi. Come quando bisogna prendere la respinta del portiere dopo un tiro. Bisogna farsi trovare puntuali nel momento del bisogno. E io ci sono. Ho seguito la traiettoria della palla, e sono lì, pronto a far gol. Io ci sono, e voi? Che fareste per i vostri amici?


domenica 8 marzo 2015

Cosa resta?

E rieccomi. Quanto mi mancava scrivere! Quanto mi mancava sfogarmi! Finalmente è giunto il momento! Che gioia!

 Dopo una splendida settimana passata a Riva del Garda per il Parlamento Europeo Giovani, sono di ritorno a Pordenone, e stasera si riparte per Venezia. La vita di tutti i giorni mi aspetta, anche se la voglia di ricominciare fa a botte coi ricordi che mi ha lasciato questa splendida esperienza. Dal Lago, all'hotel, alle persone che hanno reso tutto questo possibile, senza dimenticare gli amici, i nuovi incontri fatti, l'aver usato l'inglese, l'essere stato parte di qualcosa di epico, non cambierei nulla, ecco. Lo rifarei altre mille volte, veramente. Grazie a tutti per questa settimana, non la dimenticherò.

Oggi però è già un giorno nuovo, un giorno diverso, e chissà cos'ha in serbo per me. First of all, è la festa della donna! Auguri a tutte voi, nonostante ci danniate l'anima (si scherza), siete comunque il dono più prezioso per l'uomo! Tra confessioni alle amiche ed amori, le donne sono costantemente presenti nella vita degli uomini, e veramente, non se ne può fare a meno.

Festività a parte, oggi bisogna fare il punto della situazione. Ecco perché vi rimando al titolo del post. Cosa resta? Cosa resta di me? Restano le emozioni vissute settimana scorsa, sì, ma non solo. Resta la voglia di andare avanti, di ricominciare, di sentirsi nel posto giusto. Resta la voglia di divertirsi, di andarsi a bere una birra con gli amici, di camminare per Venezia. Restano quelle persone che meritano di restare, e resta la voglia di accoglierne di nuove. Qualcosa resta alle spalle, qualcuno resta alle spalle, nonostante recenti riflessioni. E ne sono fiero. Resto io, responsabile delle mie scelte e artefice del mio destino. Resta tutto questo, ma prima o poi non resterà molto. Perciò, non pensiamoci, chissà che succederà domani!

giovedì 26 febbraio 2015

Raccomandazioni

Non importa se cadi, importa se ti rialzi. Non importa se pensano che tu non ci creda abbastanza, importa solo vedere quando ci riuscirai, importa far esplodere quelle sensazioni positive che porti dentro, importa che quelle escano al momento giusto, con la persona giusta, nel modo più naturale e spontaneo possibile. Vivi senza timori. Vivi senza paure. Vivi con la consapevolezza che il bene è sempre dietro l'angolo, e devi continuare a prendere delle decisioni per arrivarci. Vivi a braccetto con il rischio. Azzarda, osa, prova a stravolgere la tua vita. Sappiti pentire, se necessario. Oppure cambia la tua visione delle cose in funzione delle scelte che hai fatto. Renditi migliore, questo è l'importante.

Renditi migliore ai tuoi occhi, non a quelli degli altri. E' questo che importa, è questo che ti deve importare. Stare bene con te stesso è il primo passo per stare bene con gli altri. Ti fa sentire sicuro di te. Fa sentire le persone vicine a te, un po' più sicure di loro stesse, inconsciamente. Vivi le emozioni, vivi la musica, vivi i tramonti che colorano il cielo di rosso in riva al mare, che sia Agosto o Capodanno, poco importa. Vivi.

Goditi ogni singolo momento, perché la vita è una sola, perché a vent'anni, o poco più, puoi ancora permetterti di dormire dove capita, di fare festa fino all'alba, di esagerare un po' con tutto. Usa la testa, per fare festa, ma cerca comunque di godertela. Stai in equilibrio tra ciò che vuoi essere e ciò che sei. Non apparire, tu devi essere, prima di tutto.

E soprattutto, sii motivato nell'andare avanti, nelle cose che fai, Metti la grinta in ogni passo che fai, sorridi! Anche quando piove e tutto dentro sembra andare male. Respira profondamente, sei una persona fortunata, perché prima di tutto hai te stesso al tuo fianco. E questo è fondamentale. Il contorno della vita, gli amici, una donna, arriveranno. O se sono andati, torneranno, e di sicuro se hanno lasciato un segno importante, li porterai sempre con te, e ci sarà sempre qualcosa che riterrai di non aver fatto per tenerli vicino. Falla. Starà a loro giudicare, ma tu non perdere nessuna di queste occasioni. E ora, vai a lezione, che è meglio.

mercoledì 25 febbraio 2015

Oltre

"Oltre tutto quello che non è mai stato qui, oltre tutto quello che non è mai stato vero" dici, Nesli. Sempre, sempre tu. Ma cosa c'è oltre? Oltre c'è il futuro, c'è la paura di farcela, la paura di affrontare l'ignoto. La paura di rischiare, ma anche la voglia di riscatto, di rivincita. Di far capire a qualcuno che a volte si può andare avanti, o che si può tornare sui propri passi, o che andare avanti vuol dire tornare indietro, perché magari ora si è più pronti, ora si ha una mentalità diversa, ora si sa cosa si è perso e ora si sa cosa si vuole. Non lo so, cosa c'è davanti, so solo che continuo a muovermi, a danzare sul filo teso sopra il burrone che separa me e le certezze. (Scusa Friedrich Wilhelm, l'ho presa in prestito e stuprata 'sta frase, ma secondo me rende molto bene il concetto. Bella zio!)




Alan Kay dice che il miglior modo per predire il futuro è inventarlo. DECISAMENTE VERO! E allora non resta che sognare, che plasmare la realtà come ci viene più spontaneo. Non resta che andare oltre: in che modo? Non ci è dato saperlo. Il verso è quello che inconsciamente vogliamo, è la destinazione che dobbiamo raggiungere per trovare la felicità. E' l'orizzonte che vogliamo toccare, di cui vogliamo far parte, è ciò che ci serve per non aver più bisogno d'altro.

martedì 24 febbraio 2015

Transizione

Ventiquattro febbraio. E' il periodo della Champions League. E' il periodo in cui si sogna ad occhi aperti, basti pensare a Juve-Borussia di stasera, o a Barcellona-City di domani, per citare qualcosa di più emozionante; è il periodo di chi vuole dare una svolta a un proprio particolare momento dell'esistenza. E' quella fase in cui bisogna passare per andare oltre. In cui, dopo essersi detti di voltare pagina, lo si fa veramente. Cosa c'è dopo, non lo sa nessuno.

Calcisticamente, magari, cambi modulo, e perdi palla in uscita. Morte certa, ti infilano in contropiede. Oppure riesci a giocare la palla più velocemente, ad allargare sugli esterni e a trovare nuovi spazi. La terra promessa, per uno come Xavi Hernandéz, il Maestro del centrocampo. Ecco, diciamo che essere un po' Xavi in questi casi è l'obiettivo di tutti. Bisogna riuscire a divincolarsi dalle marcature, bisogna saper ragionare sempre, pensare prima di agire, ed essere efficaci palla al piede. 95% di passaggi riusciti in media a partita: non parlo di aria fritta.

Uscendo dalle metafore, anche se devo dire che la palla persa in uscita era abbastanza significativa, è il momento della vera e propria svolta. Manca una settimana all'evento che aspetto da mesi. Manca una settimana a Riva del Garda 2015, la Sessione Nazionale del Parlamento Europeo Giovani, cui prenderò parte nel ruolo di giornalista! Dall'altra parte della barricata, sempre pronti a fare il bene dell'Associazione che mi ha dato tutto e che amo con tutto me stesso. L'Associazione, con la maiuscola, quella che mi ha fatto conoscere delle persone speciali e approfondire i rapporti con chi già avevo vicino. E' l'evento che aspetto perché so che sarà esplosivo. Lo spirito che circonda il PEG è una cosa incredibile, e so che mi darà la forza di vedere le cose sotto un punto di vista sicuramente migliore e diverso di quello che ho al momento. Anche se devo dire che le cose stanno iniziando a girare.

Insomma, è un periodo di transizione, si, ma la svolta è dietro l'angolo. Me lo sento. Sto solo aspettando le risposte che cerco. Avanti tutta!


lunedì 23 febbraio 2015

Simboli

Oggi voglio parlare di tutti quei piccoli momenti che ti fanno pensare a qualcuno, a qualcosa, a un determinato momento, positivo o negativo, ma che se ti ricordi è perché ti ha lasciato qualcosa dentro. E oggi voglio parlarne perché mi è capitato di vedere un motoscafo, qui a Venezia, andare troppo veloce su un canale e agitare eccessivamente l'acqua. Mi ha fatto venire in mente le moto d'acqua che ho visto quest'estate in Puglia, e tutto il discorso a esse annesso mi ha fatto sorridere. Il ricordo è incredibilmente positivo.

Ce ne sono state tante di occasioni simili, in cui mi sono imbattuto in simboli, si, chiamiamoli così, mi piace pensare che siano parte di una storia, che abbiano più significati. La musica, ad esempio. Elisa per me è una grande artista, ma quando la ascolto non posso non pensare che sia diventata commerciale. Qualcuno sa perché, e il rimando è un momento positivo, eccome se lo è. E ancora, mi viene in mente "Rather Be" di Clean Bandit, "la canzone dei cinesi", ribattezzata da qualcuno in questo modo per il video girato in Asia. Oppure il solito intramontabile Jovanotti, ma quella è un'altra storia. Scherzo.

Ci sono anche altre cose che mi rievocano dei ricordi. Harry Potter, ad esempio, mi riconduce alla sorpresa di quel due febbraio in cui tutto è iniziato; o ancora, il pollo al curry, ricetta che già conoscevo e che cerco di imitare tuttora ma che è incredibilmente più bella se contestualizzata quando la cucinavo con chi me l'ha fatta ricordare così positivamente.

E infine, dopo aver sbandato continuamente tra i ricordi, si finisce per toccare con mano ciò che effettivamente resta. Quel maglione di lana che qualcuno non voleva che io aprissi davanti a tutti, per paura che non mi piacesse. Quel maglione che porto sempre con me, perché è l'unica cosa che è rimasta. Chi lo sa, se sarà il caso di fare in modo che sia un punto di partenza e non lasciare che resti, come ora, un punto di arrivo, di non ritorno. Per adesso è un simbolo, quello a me più caro. Ed è un bellissimo maglione, ve lo assicuro. Ma anche se fosse brutto, (e non lo è, ribadisco) a me piacerebbe comunque. Perché ha un significato diverso, ha un significato in più.

Date alle emozioni il giusto peso: amplificatele! Solo così sarete felici. Io non vedo l'ora che accada.

mercoledì 18 febbraio 2015

Cose su cui riflettere

Credo che arrivi un momento in cui ognuno di noi faccia un po' il punto della situazione. Questo diciotto febbraio mi sembra più cruciale che mai, non solo per il significato che ha per me questa data, ma per le scelte fatte a livello scolastico e relazionale.

Riflettiamo un attimo su quello che è l'andamento dell'anno accademico. Tutto va come deve andare, direi. La facoltà mi affascina, ora abbiamo introdotto anche lo studio di materie come letteratura, filosofia, storia dell'arte, tutti mezzi che aiutano a scoprire una cultura tanto lontana quanto affascinante come quella giapponese. Le strutture grammaticali aumentano, imparo a dire sempre più parole e non ho intenzione di fermarmi. Oltretutto, l'ho detto e lo ripeterò sempre, Venezia è un punto a favore per quanto sia varia e sempre ricca di novità, di sorprese. Ultimamente la sto girando in lungo e in largo: sarà il sole, sarà che mi calma, sarà che semplicemente mi sento a casa.

 Il weekend scorso non volevo nemmeno tornare a Pordenone, una città che mi dà l'idea di essere ferma, dove la gente è statica, appare, non è. Manca di quell'entusiasmo che ho trovato qui. Le solite facce, le solite persone snob che ho sempre detestato, il solito clima di freddezza. Un sorriso, un saluto, uno sguardo acceso, cambiano le cose. Le belle cose bisogna meritarsele, e Pordenone sta guadagnando la scarsa stima dei giovani, perché è ferma. E immancabilmente frena anche loro. 

Certamente ci sono delle dovute eccezioni, e meno male. Genitori e amici salvano la situazione: se così non fosse, sarebbe un serio problema. Manca qualcosa, forse. Manca qualcuno che mi accenda dentro, sì. Però non c'è fretta. L'aspetto relazionale al momento non è una priorità, poiché non dipende più da me. Quando si paleserà la donna che saprà rendermi partecipativo (e chi mi conosce, sa quanto io lo sia) come poche altre persone sanno fare o hanno fatto, allora mi rimetterò in gioco. Col tempo sto imparando a selezionare, a dare delle chances a chi le merita, a valutare le cose con criteri oggettivi e funzionali alla mia personalità. Di cos'ho bisogno in questo momento? Di qualcuno che mi faccia sentire importante, di qualcuno con cui aver sempre voglia di passare del tempo, anche solo per una chiacchierata. E non è maschilismo il mio, non dico che non esista una donna che possa farmi sentire così, dico solo di non averla trovata. O di averla persa. Buon diciotto febbraio a me.

sabato 14 febbraio 2015

San Valentino

Quattordici febbraio. L'ennesimo! L'ennesimo da solo! Un altro San Valentino che trascorro con gli amici, lontano da un affetto costante, lontano dalle sicurezze dell'amore. Chiaramente la cosa presenta lati positivi e lati negativi.

Positivo: Oggi è un giorno che non crea preoccupazioni e scompiglio nella mia mente. Non ho nulla di speciale da fare, non devo pensare a come vestirmi, a quanti e quali fiori comprare, ai cioccolatini da abbinare, al più importante dei minuscoli dettagli.
Oltretutto, posso comunque passare una bella giornata insieme a chi, come me, non ha la dolce metà a fianco. Una birra con gli amici è qualcosa di più di un semplice ritrovo.

Negativo: Potrei per una volta provare il brivido di passare un San Valentino con la mia amata donzella. Ci fosse! Forse non è ancora tempo, forse sarà bene prepararsi per il prossimo anno, o magari festeggiarlo in una data casuale, che riguardi me e lei. Dopotutto è solo un giorno dell'anno, e gli innamorati festeggiano sempre. Anche a distanza, in ogni circostanza.

Beh, io la vedo così. Ma forse sono di parte, badate bene di misurare le mie parole. Godetevi San Valentino, ma ancor di più ogni giorno della vostra esistenza. Siamo qui per lasciare un segno!

mercoledì 11 febbraio 2015

Just live

Oggi tornando a casa, ho allungato la strada, passando per Rialto e prendendola larga, per stare un po' di più in mezzo alla folla, per cambiare un po' il tragitto, per vedere cose che sì ho già visto, qui a Venezia, ma che con questo sole sono sempre diverse e sorprendenti, non importa che si parli di un palazzo o di un canale: il sole cambia tutto! E questi giorni pieni di luce, sono così pieni di vita che è quasi un torto al mondo, quello che si fa se non si esce. 

E cammino, cammino tanto.  E cammino col sorriso, col sorriso di chi spera, col sorriso di chi lascia che tutto vada come deve andare. Perché ormai non ha più senso cercare di ottenere qualcosa. Ora bisogna pensare alle lezioni, a godersi quello che si ha, a lasciarsi travolgere dall'entusiasmo della gente. Forse è quella l'unica cosa che cerco. L'unico aspetto che mi scuoterebbe dentro. Cerco il terremoto in una persona, una vena di intraprendenza che mi trascini via, che mi tenga sempre in moto. 

Cerco quel qualcosa, quella sensazione di voler fare una cosa con una determinata persona. Cerco la costanza, cerco qualcuno che condivida i miei interessi. Cerco, o aspetto? Chi lo sa. Per ora, vada come vada. Vivo al massimo ogni secondo e in giorni come questi, sorrido. Just this. Just live.

lunedì 9 febbraio 2015

Ognuno per sé

Non intendo rispondere o commentare lo splendido contributo offerto da Francesco al blog e ai suoi lettori. Credo che sia doveroso, rispettoso e necessario fare un'analisi personale ad ogni parola del suo frammento, come lui stesso lo chiama. A parer mio, qualsiasi commento potrebbe rovinare la bellezza dei versi. Una mia professoressa di italiano lo ha sempre detto: la parafrasi fatta da altri rovina tutto.

E poi, diciamocelo, interpretare a modo proprio le cose, è più bello. Ed è caratteristico di ogni testo, di ogni ambito umanistico. Ognuno di noi deve saper trovare nelle parole, il proprio spaccato di vita, ed è fondamentale metterci sempre del proprio. Quotando Emanuele Ballarin (dal post "Inno alla Libertà") è anche questa una libertà. Bisogna essere liberi di personalizzare. Ma questa volta, esaltiamo quello che ha fatto Francesco, e facciamo ognuno per sé.

giovedì 5 febbraio 2015

Le parole degli altri - Francesco Bianchin - "Vado a cercarmi"

Vado a cercarmi.
(Decido di tornare a casa, mi siedo...)

Sono salita su una barca e ho cominciato a remare
sono arrivata alla sponda opposta del lago,
sudata e in affanno ho cominciato a camminare.
Ho attraversato un bosco, ho scalato una montagna
e mi sono arrampicata su una parete rocciosa,
ho camminato lungo le vie di un piccolo paese
in cui tutti mi conoscevano e mi offrivano preziosi consigli,
sono arrivata alla  foce del fiume e da lì ho nuotato attraverso tutti gli oceani del mondo.
Ho trovato un cammello e ho attraversato un deserto,
ho raccolto il coraggio e mi sono tuffata da una cascata,
ho pianto e ho riso, ho avuto paura e ho provato dolore
 ma alla fine mi sono sentita realizzata.

Decido di tornare a casa, mi siedo
e rimango ferma
in
silenzio
un attimo.

Salgo su una barca e comincio a remare
arrivo alla sponda opposta del lago,
sudata e in affanno comincio a camminare.
Attraverso un bosco, scalo una montagna
e mi arrampico su una parete rocciosa,
cammino lungo le vie di un piccolo paese,
in cui tutti mi conoscono e mi offrono preziosi consigli,
arrivo alla  foce del fiume e da lì nuoto attraverso tutti gli oceani del mondo.
Trovo un cammello e attraverso un deserto,
raccolgo il coraggio e mi tuffo da una cascata,
ho pianto e ho riso, ho avuto paura e ho provato dolore ma alla fine mi sento realizzata.


Decido di tornare a casa, mi siedo...







COMMENTO di Francesco.

Il frammento comunque, è un po' particolare, è uno di quei testi che vogliono essere un incontro tra prosa e poesia e lasciare largo spazio alla libera interpretazione. Il messaggio che ho tentato di trasmettere è una sorta di parallelismo dal gusto critico della società.
Mi spiego, la voce femminile del testo, la donna in questione, non sa chi è, è confusa, e il sentirsi così persa la induce a "voler cercarsi" compiendo mille imprese, dimostrando a se stessa quanto può valere e in un certo senso, cercando anche una distrazione alla solitudine. Ma quando torna a casa non è in grado di convivere con se stessa e quindi ecco che riparte alla conquista del nulla.
Un po' come spesso ci accade, cerchiamo conferme, ci imponiamo di aspirare a modelli che non ci appartengono e il silenzio diventa il nemico più temuto.
E' un concetto molto ampio, lo so, avrei potuto scrivere qualcosa di lungo e contorto per far emergere questa tesi, avrei potuto scriverci una storia o un saggio, e invece ho preferito scrivere queste poche righe per lasciare il lettore in balia del dubbio e della libera interpretazione.




mercoledì 4 febbraio 2015

Risposta a Emanuele Ballarin - Che dire?

Devo ammettere che è molto, molto difficile poter rispondere a un così ineccepibile e tanto preciso quanto corretto parere sulla Libertà, come quello fornito da Emanuele. Ma non potevo aspettarmi certo qualcosa di meno, abbiamo di fronte una persona che si interessa di moltissime cose e che ha veramente uno sguardo critico verso il mondo.

 E' anche questa una libertà. Sapere e voler guardare a modo proprio le cose, collegando personalmente le proprie conoscenze e arricchendo le proprie esperienze di vita è a mio parere una libertà che ognuno di noi deve prendersi. Il successo alla fine, sta nella diversità delle interpretazioni. E' chi innova, chi svolge meglio un lavoro, chi ha un miglior rapporto col cliente, colui il quale ha successo.

Il mondo è pieno di opportunità: sta a noi cogliere liberamente quelle che ci colpiscono, che ci attirano, che ci interessano! La società in cui viviamo ce lo permette, in alcuni casi di più e in altri meno, ma in ogni caso, una cosa è fondamentale: lottare per questo diritto. Lottare per la libertà della Libertà.

E' quando si è liberi che si capisce il valore delle cose.

lunedì 2 febbraio 2015

Le parole degli altri - Emanuele Ballarin - INNO ALLA LIBERTÀ

INNO ALLA LIBERTÀ

La Libertà non è un valore, né è una scelta, né uno stato di cose.
È un principio metodologico.

La Libertà è lo spazio vuoto dove i valori possono esistere e costituisce il fondamento dell'etica che ci chiede di mettere in pratica detti valori.

La Libertà non è un colore; è la luce che pone i colori in essere e dà loro senso.
Come senza luce non ci sono colori, così senza Libertà non vi è etica.

La Libertà sta alla base delle scelte e del libero arbitrio, ed è il primo passo verso la responsabilità individuale.
La Libertà, infatti, ci dà potere - e a maggior potere si accompagnano maggiori responsabilità.

La Libertà non è limitata: si limita da sé per definizione.
La Libertà è la possibilità di fare ciò che si vuole, nel presente, senza impedire agli altri di fare altrettanto nel presente e nel futuro.

La Libertà è totale e assoluta, ed è costituita di diritti negativi: quelli che non coinvolgono gli altri senza il loro esplicito consenso.

La Libertà è il più completo dominio dell'individuo su di sé, e la più completa assenza di interferenze indesiderate da parte degli altri.

La Libertà non prevede alcun padrone o maestro che sta sopra agli altri e che sa cosa è giusto o sbagliato per ognuno.

La Libertà è pura razionalità, poiché è logicamente coerente, non-contraddittoria e universale: non si rivolge alla maggioranza, ma a tutta l'umanità.

La Libertà si difende da sola, poiché ciascuno è libero di opporsi a ciò che non la rispetta.
Ma deve essere garantito che chi la viola sia danneggiato il meno possibile, e che la violazione sia eradicata quanto prima e più a lungo.

La Libertà promuove il dibattito, la conciliazione, la pace, il benessere, la ricchezza, la salute, il rispetto e la felicità al grado più alto, per ogni singolo uomo.

La Libertà non cerca compromesso.

La Libertà è libera, e null'altro.

All of me

Grazie, grazie e ancora grazie John Legend per la colonna sonora di ogni mio viaggio e ogni mio momento di riflessione! Questa canzone inquadra perfettamente il momento che sto attraversando, e che dà inizio a un nuovo me. Sono riuscito a superare le difficoltà che mi avevano assalito negli ultimi mesi, e, specie dopo ieri, dove la vittoria in campionato ha alzato ancora di più il morale, posso dire di sprizzare gioia da tutti i pori.

"You're my end and my beginning, even when I lose I'm winning", dici, caro John. Mai ci fu cosa più vera. A volte perdi delle cose, delle persone, e pensi che sia la fine. Ma perché non vederlo come un nuovo inizio? E come una vittoria? Non si perde necessariamente quando si lascia andare qualcuno. Anche perché le strade del destino possono sempre incrociarsi nuovamente, sotto nuovi aspetti, migliori o peggiori. Chi lo sa. Comunque vada, comunque sia andata, grazie per tutto quello che mi ha trasmesso questa canzone che non smetto di ascoltare. "La musica mi ha tolto dai problemi".

Grazie a John ma soprattutto a chi c'è sempre stato, pronto alle due di notte ad ascoltarmi e a dirmi di tenere alto il morale, di andare avanti, di resistere. Di riflettere! Poche ma buone, quelle persone. E che farei senza di loro? Niente.

" 'Cause I give you all of me, and you give me all of you."

giovedì 29 gennaio 2015

Fuori luogo

Giovedì. Casa libera. Il cane che dorme sul divano ormai da un pezzo. 22.47. Cena dei campioni, fatta con le mie tanto abili quanto ignoranti mani (MasterChef mi fa un baffo, gente). Stufa accesa, musica tranquilla, di quelle che ti guardano dentro. Non sto nemmeno a citare gli artisti, sono i soliti. Riescono a non rendersi mai monotoni, nonostante i ripetuti ascolti. Fuori il freddo si fa sentire.

Solo fuori?

E' uno dei grandi problemi interiori che mi assalgono ultimamente. Il sentirsi vuoto, perso. Esposto al gelo delle emozioni e dei ricordi che ormai sono lontani. Dopo Ghemon parte 50, "Places to go". La riproduzione casuale che ne sa più di me. Dopo gli anagrammi, le canzoni. Che fare? Andare?

Tentare?

Scrivere è una delle soluzioni, per far passare il tempo e l'amarezza in modo quantomeno interessante, talvolta piacevole e spesso inaspettato. Più scrivo, più mi piace giocare con le parole, intrecciare le sonorità, mi diverte. E pensare che è una cosa nata dal nulla, questo blog. Nato dalla noia, dalla necessità di una valvola di sfogo. L'avevo anche chiuso, ma col cavolo che mi lascio scappare la tranquillità che mi trasmette la scrittura.

Gioco, gioco e gioco: gioco con le parole, gioco con gli spazi, mi metto in gioco. Avrei forse dovuto farlo prima? Avrei forse dovuto essere paziente? Riflettere?

A volte speri talmente tanto in una seconda occasione, al punto da andartela a prendere. Lo farò, a modo mio, ma lo farò.

mercoledì 28 gennaio 2015

Altrove

Tutti pensano che il loro posto non sia qui.
Ora tutti cercano fortuna altrove.
Resta solo una cosa da fare, studiare e andare.
Oppure cercare di riformare il mondo in cui viviamo?
Ne siamo sicuri? Cosa vogliamo veramente da noi?
Trovare un lavoro, la serenità interiore?
O magari l'amore?

lunedì 26 gennaio 2015

Una volta sola

Si vive una sola volta, no? Tanto vale lasciarsi andare, lasciarsi cullare dagli eventi.
Non voglio più pensare, voglio solo avere delle emozioni, non importa di che tipo, non mi interessa. Ho voglia di sentirmi vivo, di arrabbiarmi, di essere felice, di sentirmi toccato nel profondo. Non importa come, né da chi. 

E poi, ho voglia di fare ciò che mi piace, ho voglia di sentirmi libero di compiere le mie scelte, di percorrere la mia strada. In questi ultimi giorni di soggiorno pordenonese, prima di tornare alla routine di andirivieni veneziano, sto riformando me stesso. Finiti gli esami, mi sono dedicato al mio essere un po' dandy, al mio piacermi e al mio voler ricercare il piacere in qualsiasi cosa. Sto facendo tutto con passione, ci sto mettendo tutto me stesso. E poco importa se mi vedi sereno o rilassato, poco sorridente o pensieroso, sappi che se sei una persona che vedo volentieri, hai una certa importanza per me, ti tengo vicina.

Non c'è molto da dire, se non che ora ho ritrovato una mia dimensione di tranquillità, ho messo a tacere i rimpianti, ho chiuso in un angolo quelle emozioni che sono ancora presenti in me. C'è chi dice che è una dote, questo mio sapermi ignorare. Io penso che lo sia, sì, ma che comunque ci sia un coefficiente di rischio e imprevedibilità che non so considerare e che non posso calcolare. Chissà se fossi qui cosa succederebbe. Se il destino lo vorrà, toccherà saperlo, Ma per ora, si vive come se oggi fosse l'ultimo giorno che ho.

 "E se si vive una volta sola, vivo col cuore in gola" 

venerdì 23 gennaio 2015

Sai che c'è?

Sai che c'è? C'è che ora veramente non so che fare, c'è che non so dove andare, c'è che non so che pensare.

Sai che c'è? C'è che avevo delle certezze miste ad insicurezze ed ora non ho niente e di fronte al destino mi sento impotente.

Sai che c'è? C'è che la vita spara forte e potente, ed io sono diverso da tutta 'sta gente, io valgo meno di niente.

Sai che c'è? C'è che voglio mettermi in gioco, anche se so che non costa poco, che bisogna insistere per vincere.

Sai che c'è? C'è che vorrei trovare un punto fermo, qualcosa che sia per sempre, una sicurezza in mezzo alla gente.

Ma io sono altro, devo trovare la mia strada, andare contro tutto e tutti per me. A volte ci penso, a come sarebbe potuta andare se non avessi scelto di essere me stesso. Solito conflitto interiore, risposte spesso differenti, ma esito uguale. Mi sono conquistato. Adesso devo trovare qualcosa, qualcuno, che mi interessi veramente.

Sai che c'è? C'è che devo andare via da qua.

martedì 20 gennaio 2015

Risposta a Marta Ughi - Dentro e fuori

Chapeau alla concezione del viaggio che ha Marta: devo dire che mi identifico veramente nell'ideale della partenza da lei espresso. Ritengo fondamentale l'esperienza all'estero, il viaggio alla scoperta di nuovi posti, o delle proprie radici magari dimenticate. A tal proposito, ad esempio, intendo andare in Spagna con qualche persona diversa dai miei genitori, per capire veramente da dove vengo. 

Il viaggio, deve essere fisico sì, ma sopratutto mentale. La mente deve poter crescere, aprirsi a nuove culture e nuove esperienze, maturare e abituarsi a visioni diverse da quella abituale. Personalmente, già abitare a Venezia è una grande esperienza, perché è uno sbocco sul mondo, una città internazionale, dove ciò che è evidente è la diversità delle persone che la popolano giorno dopo giorno, alla scoperta della cultura italiana e probabilmente di loro stessi.

Perché alla fine sono i gusti di ognuno di noi a renderci particolari, unici, a farci ammirare ciò che non colpisce gli altri. La partenza è l'inizio della conoscenza di sé stessi, ed è dalla conoscenza che si cresce.

Non si impara crescendo, ma si cresce imparando.


Piccola nota informativa: Marta Ughi e io ci conosciamo appena. Frequentavamo lo stesso liceo ma non abbiamo mai avuto un incontro di persona. E' stato molto interessante vedere come abbia condiviso con me i suoi pensieri e con quanta intraprendenza abbia voluto dire ciò che pensava. Invito chi ha il suo stesso coraggio a fare lo stesso, sono sicuro che ognuno di noi abbia qualcosa di importante da dire. 

lunedì 19 gennaio 2015

Le parole degli altri - Marta Ughi - "Partenza"

La parola "partenza" mi fa venire in mente tutto e niente.

La prima cosa che si pensa è l'abbandono di un posto per trovarne un altro. Infatti, il verbo 'partire' significa allontanarsi, per un tempo più o meno lungo, da un luogo per raggiungerne un altro.
Credo che l'errore più frequente che facciamo,sia quello di comprendere i fatti che ci accadono intorno in modo troppo superficiale, accontentandoci di darci una breve e concisa spiegazione, più per metterci il cuore in pace che per capire a fondo la questione. Come in questo caso.

La partenza è si, l'allontanarsi da un luogo che ritieni sicuro e protettivo, nel quale hai presumibilmente vissuto per un determinato tempo,ma nasconde e sottintende qualcosa di più profondo: la scoperta. Partire implica scoprire.
Scoprire significa far acquisire alla nostra mente concetti, nozioni, oggetti, luoghi che prima ci erano sconosciuti, e non è quello che facciamo quando salendo in macchina, in treno, in aereo, pensando alla strada ancora da percorrere, memorizziamo nomi di città e luoghi che prima ci erano ignoti? Si,nient'altro che questo.

Ho sempre ammirato quei viaggiatori temerari, che decidono il loro viaggio il giorno prima, che partono solamente con l' equipaggiamento indispensabile e una sana dose di avventura e vastità. Vorrei avere anche io il loro coraggio e la loro libertà.

Inoltrarsi in paesi nuovi, incontrare persone diverse, con le loro culture e tradizioni e abituarsi ad una routine che non è la propria significa aprire la propria mente a qualcosa e a qualcuno di sconosciuto, essere in grado di gestire la diversità, riuscendo ad estrarre da essa un potenziale per capire il mondo e ciò che ci circonda. In quanto partire determina l'incontro tra due diversità, che spesso non si vuole accettare, poichè ognuna è in grado di contagiare puramente e spontaneamente l'altra, o solamente,perché si ha paura di vedere riflessa la propria immagine in terza persona...?


Prima di tutto, la più grande scoperta che fai viaggiando è conoscere te stesso. 
E' quindi da considerare una ricchezza o un disagio?

"Mi piace"

Oggi tocco un aspetto decisamente spinoso e controverso della vita di ormai tutti noi.

Il tasto "Mi piace".

Leggevo un tweet ieri sera, che diceva che ormai siamo condizionati nel nostro giudizio su una persona con cui parliamo per la prima volta. Siamo condizionati dai mi piace, da ciò che condivide, da come si muove all'interno dei social network. E più è affine ai nostri gusti, più ci piace, più ci interessa.

Inutile dire che tutti noi razionalmente affermiamo di essere contro a questo sistema, ma io credo che vada così. E' quasi impossibile ormai distaccarci dal mondo virtuale per essere effettivamente realisti. Perché noi viviamo in funzione dei social. Non sono i social ad allargare i confini della realtà, ma è la realtà ad allargare i confini dei social. La tendenza, sciaguratamente, è questa. Siamo sempre online, sempre attivi, disponibili. Nascondiamo l'ultimo accesso solo per distinguerci e fare gli alternativi, per poter ignorare la gente. E poi non salutiamo per strada. Cancelliamo le foto se non prendono abbastanza "Mi piace", non ci limitiamo al significato che lo scatto ha per noi. Vogliamo essere acclamati. Accusiamo gli altri di fare le cose solo per ricevere consenso, e condividendo questi nostri pensieri, ne riceviamo a nostra volta.

Staccatevi dal mondo virtuale, staccatevi dall'eccesso di interesse verso qualcosa che deve essere uno svago, non una ragione di vita, non un elemento da cui dipendere. La realtà è molto più bella, i colori sono molto più nitidi se guardati dal vivo, lontano dagli schermi. Le emozioni sono molto più calorose dei "Mi piace". La vita, è un'altra cosa.

giovedì 15 gennaio 2015

Vie d'uscita

19.26. Aggiorno continuamente il sito dell'Università per questo voto di Storia del Giappone che non ha ancora visto la luce. Quello che però mi preoccupa di più, è il mio stato psicofisico. Oltre a essere stressato per la mancanza di sfoghi di tensione, sto attraversando un nuovo periodo di insicurezza. Mi trovo immerso in un marasma di avvenimenti, in cui faccio fatica a muovermi, e che mi toglie ogni certezza, al punto da non sapere nemmeno come comportarmi coi miei pensieri.

Forse isolarmi a studiare sarebbe la cosa giusta da fare, per respirare a sessione finita (mancano sette giorni), ma non ho più alti periodi di concentrazione e mi ritengo abbastanza capace di arrivare fino in fondo in maniere dignitosa senza chiudermi in camera per 15 ore al giorno.

Sono tornato a Pordenone anche per rilassarmi e prepararmi al secondo semestre. Sarà dura, ma a breve arriverà la primavera, fuori ma sopratutto dentro di me. Prima però, finiamo la sessione. Poi penseremo a riordinare i pensieri in testa. Devo ritrovare la serenità, anche a costo di andare dall'altra parte del mondo a cercarla. Devo trovare una via d'uscita.

martedì 13 gennaio 2015

Risposta a Giorgia Tenani - Stanchezza o noia?

Credo che la stanchezza sia una conseguenza della noia. E sono certo che Giorgia condivida questo aspetto della mia visione delle cose. Ricordi Volterra? Certo che ricordi, è stata la prima sessione del Parlamento Europeo Giovani alla quale abbiamo partecipato. E che sessione! Beh, abbiamo dormito pochissimo, e nonostante questo, siamo crollati solo a sessione finita, quando non c'era più nulla da fare. Non credi che sia questa, la stanchezza?

Alla fine, quello che piace,  non stanca mai. Quando smette di piacere, allora stanca. Almeno, questo capita a me. Quella sessione smise di piacerci perché si concluse. Altrimenti saremmo andati avanti a oltranza a stendere risoluzioni, a interagire con gli altri ragazzi provenienti da tutta Italia. Però PEG va avanti, e siamo ancora qui a coinvolgerci (si, anche tu devi partecipare!!) e a non mollare mai, a non essere mai stanchi!

E le pause? Le pause ci servono per assaporare i momenti belli in cui si lavorava duro e ci si divertiva nel medesimo istante. Servono a guardare indietro e a fare le cose col doppio dell'entusiasmo di prima! Servono a vivere a pieno la nostra vita! E poco importa se ci si addormenta in una vasca da bagno col giubbotto addosso, -vero Giorgia?- quello che resta è la crescita, è l'esperienza, è ciò che ci lascia il duro lavoro!

E voi, quando vi stancate? Noi, mai!

Le parole degli altri - Giorgia Tenani - La stanchezza

La stanchezza... strana sensazione la stanchezza! Ultimamente sentiamo moltissime persone dire: "sono stanco! Non ce la faccio più!" ma cosa vuol dire essere stanchi?
Stanchezza é quando nessuna parte del corpo risponde più agli impulsi, quando le membra diventano deboli e l'unico desiderio é quello di buttarsi sul letto a qualsiasi ora del giorno e chiudere gli occhi, senza pensare niente, é quando si scollega il cervello, e si dicono le prime cose che capitano; vuol dire non 'esserci' mentalmente e la nostra presenza diventa solo fisica e formale, per adempiere agli impegni che é necessario rispettare in questo mondo caotico che ci circonda, nel quale la vita non può essere che frenetica ed esigente. Non è solo un’inevitabile conseguenza dello straziante ‘fare il proprio dovere’, però, che arreca stanchezza; ci si può stancare anche con ciò che chiamiamo ‘dolce far nulla’. Come è possibile affermare un tale non senso? È vero, vediamo quella di oziare tutto il giorno l’unica via di fuga da una vita così stressante, ma non ci rendiamo conto, così facendo, che, nel momento stesso in cui occupiamo la mente con qualcosa che in realtà è vuoto di contenuti  e mentiamo a noi stessi autoconvincendoci che poltrire è tutto ciò che vogliamo, stiamo utilizzando una grande parte delle energie che ci sono indispensabili per sopravvivere alla stanchezza. Sprecare il nostro tempo tendendo verso quella che è un’apparenza di serenità, porta solo all’accumulo di agitazione –e l’agitazione è smisuratamente avida di energie-  e, quindi a ulteriore stanchezza. La stanchezza, quindi, non è solo qualcosa da additare a ciò che ci circonda, ma anche a noi stessi. Sembrerebbe non esserci una via d’uscita, ma a credo che nessuno aspiri a una vita cristallizzata in un’eterna spossatezza.

Tocca a noi smuoverci da questo torpore, e tutto parte dal nostro modo di porci..
Ognuno di noi reagisce diversamente alla stanchezza. C'è chi si lamenta fino a diventare una 'palla al piede', chi 'impazzisce' appare iperattivo e sprizza energia da tutti i pori perché é arrivato allo stremo delle proprie forze: é la cosiddetta 'follia', o 'ebbrezza da sonno' - che, devo ammettere essere il mio status quo dell'ultimo mese. Oppure c'è chi diventa lunatico e in un primo momento é felice, poi depresso e un secondo dopo ancora ride, urla, salta poi si risiede, pensa, piange; una situazione che si potrebbe in extremis definire di 'bipolarismo', ma che in realtà è dovuta all'esaurimento delle ultime energie rimaste in noi.

Spesso, quando si è stanchi, si dicono delle cose non ragionate e basate sull'impulso del momento.. negli improvvisi momenti di tristezza, si esprime la propria angoscia e la propria rabbia di getto, come sfogo, seguito a volte da un noncurante "chissene frega?" fino ad arrivare a riflette su ciò che si è detto e capire di aver agito in modo 'stupido' ed esagerato. C'è anche un'altra categoria: quella di chi obbedisce passivamente alle regole e agli ordini impostogli perché incapaci di reagire. Ci sono, inoltre, quelle persone che, per non pensare a questa stanchezza, tendono a isolarsi e chiudersi nel loro guscio, nel quale si sentono protetti e, qualora dall'esterno arrivi un approccio di qualsiasi tipo, lo percepiscono come un attacco da cui difendersi a spada tratta. C'è chi, infine, non vede l'ora di stancarsi e godersi a fondo la vita fino ai limiti del possibile..

Dopo molto (troppo?)  relativismo, ci sarebbe, secondo me, una conclusione comune a tutti, forse la più banale, ma anche la più difficile da ottenere: una PAUSA!
“Embè? Pause se ne possono prendere sempre” direbbe qualcuno. Legittimo. Ma il bello de LA  PAUSA sta nel riuscire a sfruttarla al meglio e spremerla fino a riuscire ad assaporarne anche l’ultima goccia come la prima; la parte migliore è poter rincominciare la vita frenetica dopo la pausa, con i soliti “sono stanco”, “non ce la faccio più”, ma con l’aggiunta di un sorriso e della consapevolezza che arriverà il momento di fare un’altra pausa , nella quale poter  fare tutto ciò che ci rende felici, realizzati e ci libera dalla pesantezza della stanchezza.

La vita è qualcosa di affascinante e anche molto complesso, impossibile da conoscere ma stimolante da analizzare e scoprite, come  fosse un puzzle formato ma milioni di pezzi, piccoli come schegge, che crescono di numero e si modificano tutti insieme in base alle nostre scelte e che, uniti e ordinati correttamente, formano un magnifico disegno, unico e, in qualche modo, rassicurante. La vita siamo noi, con le nostre mille ‘maschere’.

L’immagine della maschera è di Luigi Pirandello, ed è proprio con una sua frase che vorrei concludere:

“Quando tu riesci a non aver più un ideale, perché osservando la vita sembra un enorme pupazzata, senza nesso, senza spiegazione mai; quando tu non hai più un sentimento, perché sei riuscito a non stimare, a non curare più gli uomini e le cose, e ti manca perciò l'abitudine, che non trovi, e l'occupazione, che sdegni - quando tu, in una parola, vivrai senza la vita, penserai senza un pensiero, sentirai senza cuore - allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido.”

lunedì 12 gennaio 2015

Per vincere bisogna convincersi

Quello che non riesco a capire è come la gente si fermi di fronte agli ostacoli. Ora, non sono un temerario guerriero vichingo che affronterebbe mari e tempeste per chissà quale memorabile impresa, ma io credo che nelle piccole cose, posti degli obiettivi chiari e concreti, si possa alle volte osare almeno un po', per raggiungerli.

Non ho particolari riferimenti, (o meglio, ne avrei, ma lasciamo perdere) ma io credo che in certe scelte si debba essere un po' egoisti, e pensare a cosa è meglio per sé stessi, nel determinato momento e nel contesto in cui si sta vivendo. E' forse brutto da dire, ma bisogna avere fame per arrivare nel posto che crediamo di meritare. Fame e ambizione.

Perché alla fine, la vita è una questione di priorità, e poco importa se bisogna fare dei sacrifici. Credo che la felicità dell'individuo sia più importante. Se poi si riesce a relazionare e condividere il proprio stato d'animo con la collettività, tanto meglio, ma la base siamo, e dobbiamo essere noi. Sono, e devo essere, io.

Questo sfogo non scaturisce da grossi accadimenti, alla fine questo periodo va avanti tra esami e spostamenti in treno, ma finirà entro una decina di giorni, speriamo nel migliore dei modi. Per ora penso solo allo studio e ad allenarmi, perché sto trascurando un po' troppo l'aspetto fisico, e devo scaricare un po' di tensione accumulata. Fortunatamente riuscirò ad allenarmi tutta la settimana, e a dare il mio pieno contributo alla squadra. C'è una salvezza da ottenere, ma bisogna essere convinti per vincere. Come nella vita!

Il bene sta nel domani.

domenica 11 gennaio 2015

Il piacere delle cose semplici

Di fatto, cosa vuole Arianna? Vuole assaporare i piccoli piaceri della vita, vuole sentire quanto sia forte quell'emozione, quel brivido che ti coglie quando ti lasci andare alle più pure e semplici emozioni.

Io credo che non sia una cosa da poco: ci vuole coraggio a non ricercare la sofisticatezza delle cose. E' difficile accontentarsi, ma sta proprio nell'accontentarsi che, parlando di emozioni e di piccoli piaceri, si vive la vita nella sua pienezza.

Credo che l'ambizione e il sentimento vadano e debbano andare di pari passo, senza che uno dei due aspetti prevarichi l'altro, perché è così che si può arrivare alla piena felicità. Così, stando in pace e totale armonia con sé stessi. E io credo che Arianna lo sappia, credo che abbia reso alla perfezione quello che pensa.

Infine, ho colto un certo istinto verso lo spostamento. Il viaggio è fondamentale, a livello interiore come nel mondo reale. La scoperta delle culture diverse, è un aspetto che affascina anche me, ecco perché ho scelto di fare lingue orientali. Via da qua, gente, via da qua. Il mondo ci aspetta, e bisogna assaporarne ogni sfaccettatura.

"Voglio solo questo, nient'altro."

Cosa voglio

Ho deciso una cosa, oggi e sempre.

Ho deciso che voglio vivere in un posto dove l'estate duri tutto l'anno, in cui si possa fare il bagno nel mare tutti i giorni e indossare sempre vestiti colorati.

Voglio iniziare le mie giornate lentamente, fare colazione con pane e marmellata sul davanzale di casa, a guardare fuori la strada che si riempie, le biciclette, la vita che comincia pian piano, anche oggi, e finirle nello stesso modo, con il tramonto, la spiaggia e una chitarra che suona mentre il sole bacia il mare.

Voglio custodire il tempo necessario per leggere, scrivere e sognare.
Per guardarmi intorno, ogni tanto. Contemplare il cielo.
Voglio avere il coraggio di tuffarmi dallo scoglio più alto e di dire quello che penso con lo stesso slancio. Voglio giocare, innamorarmi e correre.
Essere libera.

Voglio una casa con dei balconi rossi, da addobbare come se fosse Natale tutto l'anno, che profumi di vaniglia e lasagne appena sfornate, in cui poter camminare scalza senza sentire freddo.
Voglio colori accesi, profumi intensi e sapori vivi. 
Voglio poter ridere e piangere liberamente.
Voglio andare a fare la spesa in pigiama. Voglio fregarmene.
Voglio mangiare giapponese, messicano, indiano.
E cucinare una torta, perché tanto è l'unica cosa che so fare.

Voglio circondarmi di fiori e di persone vere. Bere il tè e il vino ogni giorno, anche insieme.
Voglio essere onesta senza paura e voglio persone oneste senza paura.
Voglio ballare e cantare e guardare le stelle. Buttarmi.
Voglio una piantina di basilico da innaffiare, e cenare sempre in compagnia.
Voglio una vita piena di musica, amici e respiri.
E, soprattutto, voglio assaporarne ogni istante.


 Voglio solo questo, nient'altro.

Arianna Formilli è la prima a decidere di pubblicare qualcosa nel mio blog. Questo è il suo punto di vista, voi che ne pensate? A breve vi farò sapere cosa ne penso io! Stay tuned, ci saranno altri pareri in arrivo, sui più svariati argomenti!

giovedì 8 gennaio 2015

Sfumature

Si, lo so, il titolo fa molto soft porn. Vengono in mente le sfumature di grigio, almeno a me. Ma il concetto che voglio esprimere è un altro. Voglio incentrare la mia analisi su quanto sia grande il divario che costituisce quella che secondo me è un'efficace macrodivisione del modo di pensare umano. Parlo del dualismo che coinvolge le persone oggettive e quelle soggettive. Mi spiego: succede un fatto. Non importa di che genere, ma questo si verifica.

Analisi della persona oggettiva, empirica. E' successo questo fatto, da ora mi comporterò diversamente, ignorando il passato e le circostanze che hanno potuto condizionare il fatto stesso

Analisi della persona soggettiva, analitica. E' successo questo fatto: perché? Hai delle giustificazioni? Era possibile fare qualcosa perché non si verificasse? Avrei potuto esserti d'aiuto?

Capirete bene quanto sia diverso l'approccio alle questioni da parte di due soggetti appartenenti a una diversa corrente di pensiero. E capirete benissimo a quale dei due piace la matematica. E capirete benissimo a quale categoria ritengo di appartenere io, in quanto non amante della matematica.

Non avendo l'intento di cambiare il modo di pensare a nessuno, volevo solo limitarmi a fare delle piccole osservazioni. La matematica è una legge, d'accordo. Ma i rapporti umani non si basano su leggi precise, a mio parere. E' dunque possibile essere oggettivi con le persone? Non voglio credere a chi lo fa. C'è sempre un aspetto emotivo, umano, sensibile, che va considerato e che intacca i rapporti. Anche se si tratta di un bicchiere di troppo, certe cose vanno capite. I danni sono gravi alle volte, ma trascendono e devono trascendere l'oggettività. Non siamo macchine, non lo siamo stati e non lo saremo mai. Siamo umani, e abbiamo sempre il potere, il diritto, ed il dovere di essere folli, di essere noi stessi. Abbiamo la possibilità di smentire la matematica. Perché nel nostro mondo, 2+2 può anche non fare 4. Siamo noi a dettare le regole dei rapporti umani, ricordiamocelo.

sabato 3 gennaio 2015

Dove tutto è iniziato

Ho concluso il 2014 esattamente dove tutto era iniziato: in riva al mare. Qualche volta, però, non basta tornare nello stesso posto per trovare le certezze di un tempo. Dopo una corsa in spiaggia, dopo la fatica, il sudore, dopo aver ascoltato il frastuono del silenzio, mi sono disteso sulla roccia che sembrava più accogliente, sotto il faro, alle tre del pomeriggio. Schiena al mare, ho guardato il cielo. Le onde si rompevano proprio alle mie spalle, e alle volte venivo bagnato da qualche schizzo d'acqua salata: quanto è speciale la natura, quanto era bello quel rumore, non lo posso nemmeno descrivere. Certe sensazioni, certe immagini, non hanno eguali. Ed è impossibile raccontarle, perché foto e racconti non sono mai abbastanza verosimili e toccanti quanto la realtà. 

Tornando a me, stanco e disteso sulle rocce, in quel momento ho ascoltato me stesso. Ho spento tutto, pensato all'anno appena trascorso e fatto un rewind di tutto ciò che ho passato. Ho sorriso, ho sorriso tantissimo, per ciò che ho fatto, per le persone con cui l'ho fatto, per le esperienze vissute. Ho poi cercato di capire cosa resta di quest'anno così bello, così frenetico, così intenso e così fallimentare allo stesso tempo. E beh, resto io. Quel che è stato ormai è andato, e non si torna indietro. In quel momento, ho capito che quello che devo fare è inventare un nuovo me. Trovare la mia strada, prima di portare qualcuno a fianco a me per percorrerla insieme. Deve essere una strada nuova, sicuramente tortuosa, ma di cui io devo essere convinto. Io credo in me, io voglio farcela e so che sarà così. Sono aggrappato alla speranza che ho in me, e non ammetto risultati negativi. Anche perché non sono uno che si piange addosso, guardo sempre avanti in cerca di una nuova sfida, in cerca di novità.

L'ultima sera poi, si sono raggruppate in un momento tutte le emozioni di questo fantastico viaggio, con degli amici splendidi, che sono e resteranno la mia famiglia, anche se dovessi smettere di camminare, di cercare me stesso. So che con loro ho sicuramente un posto dove stare, ho delle certezze, e non vanno perse, MAI. Certe volte andrà bene, certe volte meno bene, ma loro ci saranno sempre. E io ci sarò sempre, per loro.

Ecco, quello che mi ha fatto pensare è stato il contrasto tra questa sensazione di benessere dovuta a loro, e il mio sentirmi perso, senza una strada precisa. Questo contrasto mi ha fatto cadere in una tempesta di domande, ansie, preoccupazioni e timori da cui pensavo di essere fuggito, ma che si sono ripresentati e che stavolta voglio eliminare definitivamente. Con gli strascichi del passato, con le insicurezze, e con le paure, non si fa il presente. Figuriamoci il futuro.

Grazie a tutti voi che siete stati, siete e sarete i miei compagni di viaggio. Grazie, amici miei.

E che sia un felice anno nuovo per tutti quanti, vicini o lontani che siano. E soprattutto per me, che non so né dove, né chi sono.