martedì 27 dicembre 2016

Colpo di coda


Rappresenterei la mia vita disegnando un treno. In costante viaggio, ma senza una meta. In costante accelerazione, ma senza la paura di incontrare ostacoli. In costante mutamento, perché c'è chi scende e c'è chi sale, ad ogni fermata, senza che questa sia definita. Ma viaggiare sui binari, no, non fa per me. Decisamente. Io il mio percorso voglio disegnarlo, non costruirlo. Voglio che sia figlio delle mie indecisioni, delle mie paure, delle mie emozioni. Credo sia qualcosa di fondamentale. Avere paura, essere indecisi, vivere delle emozioni intense. La perfetta simbiosi di questi tre aspetti è l'unica possibilità che abbiamo per sopravvivere ed essere felici, fieri di noi: l'amore.

Ho riflettuto e rifletto molto su di me, su ciò che sono, su ciò che sono stato, e su ciò che vorrei essere in futuro. Penso spesso a chi è salito a bordo del treno, e a ciò che mi ha lasciato dentro. Mi capita di voler fortemente aggrapparmi ai ricordi, e di sperare di tornare indietro. Ma no, non va così: io devo guardare oltre, io voglio guardare oltre. Questa cosa ha avuto una perfetta esemplificazione ieri sera. Pensavo a un vecchio rapporto, che vedo come ideale. E mi è balenato in mente di provare a ripristinarlo. No, così non va. Crescere vuol dire anche saper rinunciare, saper superare determinate difficoltà o assenze. Sentimentalmente, mi sento molto solo. Non riesco a capire perché nessuno dia ai sentimenti il peso che io do loro. A volte penso che dovrei smettere di interrogarmi, penso che dovrei darmi per vinto. Io però, non demordo. Non posso demordere. Ho bisogno di potermi fidare di qualcuno, ho bisogno di qualcuno in cui credere. Il mio augurio per questo finale di anno e specialmente per tutto l'anno nuovo, è questo. Trovare qualcuno per cui lottare, anche senza senso. Trovare una persona che possa stimolarmi, rendermi irrazionale, farmi rischiare, farmi osare. Credo che amare voglia dire superare sé stessi ogni volta, per l'altro. Vorrei rivivere quei brividi, oh se lo vorrei. Io lo so, che ci sei. Spero tu non mi faccia attendere ancora per molto. Sogni d'oro.





domenica 18 dicembre 2016

Speranza

Questa sera ho ritrovato parte della speranza che pensavo fosse volata via da tempo. La speranza che ripongo nei sentimenti e nell'amore verso il prossimo. E nell'amore vero.
Si, ho solo visto un film con Fabio Volo, un confezionato di sentimenti combinati alla perfezione con il pragmatismo di una vita frenetica che crea un vortice di tira e molla in mezzo al quale i due protagonisti si innamorano piano piano, fingendo una relazione per poi cascarci sul serio. Ma ha significato molto per me.  E pensare che i presupposti, alla loro prima uscita, sono questi:
Lei :"Tanto lo sappiamo tutti come andrebbe a finire: qualche cenetta, due passeggiate sui Navigli, un weekend romantico in Liguria e poi via, prima delle complicazioni e delle rotture di palle. Giusto?
Lui : "Mah, a parte la passeggiata sui Navigli, non mi sembra così male"
Lei :"No, e invece fa schifo! Perché ormai ci siamo abituati: gli amanti invece dei fidanzati, i colleghi al posto degli amici, gli aperitivi al posto delle cene, gli stages al posto degli stipendi veri."

Proseguono, ma poco importa. L'affermazione di Lei è incredibilmente vera. Ci siamo abituati a rapporti non veri. A rapporti occasionali, superficiali, utilitaristici, non duraturi. E' orribile. Fa schifo, decisamente. Avevo bisogno di una frase simile, ed è arrivata al momento giusto. Mi ha aperto gli occhi verso tante cose. Mi permetterà di distinguere ciò che vale da ciò che non vale. Mi ha dato speranza. Sebbene sia pragmatica, cruda, crudele, tagliente. Trovo motivazioni nelle contrapposizioni, evidentemente. E mi sono sempre innamorato di ciò che era opposto al mio modo di vedere, di chi mi dava contro, costantemente. Apprezzo la diversità, apprezzo il confronto, vivo per esprimermi e lasciare che la gente si esprima con me. Vivo di "no", di "non ora", di "niente di serio": vivo per ribaltare tutte queste risposte. Vivo per amare, amo per vivere.
Che dire, sarò masochista, ma per me l'amore è anche dolore. Spero di farmi un po' del male, allora. Per quel che ricordo, è un dolore tra i più piacevoli. Per quel che ricordo, è un dolore che si sopporta col sorriso. Per quel che valgono i ricordi, non voglio più ricordare. Voglio vivere.



domenica 11 dicembre 2016

Liberamente

Stasera voglio uscire dagli schemi. Avete mai provato? Vi siete mai sentiti indirizzati verso un determinato modo di fare, una determinata visione, non sentendola però completamente vostra?
Come quando alle scuole elementari, e forse anche prima, vi facevano scrivere la data in alto a destra. Incasellati, un numero per quadretto. Come quando eravamo obbligati a scrivere pagine e pagine di numeri per imparare che il sette veniva dopo il sei e prima dell'otto, e che si scriveva in un determinato modo. Un numero per quadretto, e tra una riga e l'altra se ne poteva saltare una, ma una volta saltata, la si doveva saltare sempre. Beh, non so a voi, ma a me questo tipo di ordine non piaceva.

Undici del 12 Duemilae16. Tiè. Bello, senza senso, in alto a sinistra. Gran ribellione, direte. Ma è solo una forma comunicativa non convenzionale. Creare, si può. In questo spazio io personalmente me lo impongo. Crea, apriti la testa, aprila agli altri, se puoi, ma senza presunzione. Fatti capire, fai capire i tuoi limiti e le tue possibilità.

Mentre scrivevo di getto la prima parte del post, mi è venuto in mente di distinguere fra ordine scolastico e sociale, e sarebbe stata mia intenzione fare una piccola digressione sul "quando le cose devono essere in ordine", con necessari riferimenti politici, visto il contesto. Ma perché annoiarvi? Se facesse campagna elettorale uno di noi, sarebbe sicuramente al livello dei grandi sciacalli che popolano il panorama politico italiano. Ecco, una bella frase che può far indignare tutti. Senza nessun tipo di schieramento. I nomi li tirate fuori voi, per conto vostro. Io, come un governatore romano in Palestina di cui non faccio il nome per par condicio (sì, è ironia), me ne lavo le mani. E magari vi guardo scannarvi a colpi di click o mentre lasciate che le vostre dita, facciano sanguinare, toccando i tasti giusti, gli occhi a chi non la pensa come voi. 

Era da giorni che volevo scrivere qualcosa. Gli stimoli non mi sono mai mancati. Ciò che è mancato è il tempo, sicuramente. Insieme a lui forse è mancata anche un po' di serenità, ma quella torna, basta fare le cose con il giusto criterio. Inoltre, conoscendo nuove persone, ho constatato quanto sia difficile creare un'apertura mentale. "Un blog! Che bello! Ti leggerò appena avrò tempo!" E passarono i mesi, fiorirono i campi, e... avete presente la classica scena di desolazione? O meglio, com'è nella vostra testa? Beh, nella mia è rappresentata dalla grande balla di fieno che rotola nel deserto con il soffio del vento a enfatizzare il silenzio. Vuoto. Ad un certo punto ho pensato di essere privo di contenuti. Ma in quel momento ho pensato che io di contenuti ne ho. Prima di tutto verso me stesso. Gli altri, le altre, fate voi, se ne faranno una ragione se sono tedioso, noioso, logorroico. Io sono così. Siamo sette miliardi, a qualcuno devo per forza stare simpatico. E' la legge dei grandi numeri. E io ci credo. Sono alla ricerca di me stesso, come prima, più di prima, e meno di domani. Ad ogni risposta, segue una nuova domanda. Conoscere sé stessi per conoscere gli altri. 

Per adesso, è tutto. Ma tornerò. Spero più spesso, sicuramente più ricco dentro.
 Perché è ciò che si conserva nello spirito che ci arricchisce.