martedì 27 dicembre 2016

Colpo di coda


Rappresenterei la mia vita disegnando un treno. In costante viaggio, ma senza una meta. In costante accelerazione, ma senza la paura di incontrare ostacoli. In costante mutamento, perché c'è chi scende e c'è chi sale, ad ogni fermata, senza che questa sia definita. Ma viaggiare sui binari, no, non fa per me. Decisamente. Io il mio percorso voglio disegnarlo, non costruirlo. Voglio che sia figlio delle mie indecisioni, delle mie paure, delle mie emozioni. Credo sia qualcosa di fondamentale. Avere paura, essere indecisi, vivere delle emozioni intense. La perfetta simbiosi di questi tre aspetti è l'unica possibilità che abbiamo per sopravvivere ed essere felici, fieri di noi: l'amore.

Ho riflettuto e rifletto molto su di me, su ciò che sono, su ciò che sono stato, e su ciò che vorrei essere in futuro. Penso spesso a chi è salito a bordo del treno, e a ciò che mi ha lasciato dentro. Mi capita di voler fortemente aggrapparmi ai ricordi, e di sperare di tornare indietro. Ma no, non va così: io devo guardare oltre, io voglio guardare oltre. Questa cosa ha avuto una perfetta esemplificazione ieri sera. Pensavo a un vecchio rapporto, che vedo come ideale. E mi è balenato in mente di provare a ripristinarlo. No, così non va. Crescere vuol dire anche saper rinunciare, saper superare determinate difficoltà o assenze. Sentimentalmente, mi sento molto solo. Non riesco a capire perché nessuno dia ai sentimenti il peso che io do loro. A volte penso che dovrei smettere di interrogarmi, penso che dovrei darmi per vinto. Io però, non demordo. Non posso demordere. Ho bisogno di potermi fidare di qualcuno, ho bisogno di qualcuno in cui credere. Il mio augurio per questo finale di anno e specialmente per tutto l'anno nuovo, è questo. Trovare qualcuno per cui lottare, anche senza senso. Trovare una persona che possa stimolarmi, rendermi irrazionale, farmi rischiare, farmi osare. Credo che amare voglia dire superare sé stessi ogni volta, per l'altro. Vorrei rivivere quei brividi, oh se lo vorrei. Io lo so, che ci sei. Spero tu non mi faccia attendere ancora per molto. Sogni d'oro.





domenica 18 dicembre 2016

Speranza

Questa sera ho ritrovato parte della speranza che pensavo fosse volata via da tempo. La speranza che ripongo nei sentimenti e nell'amore verso il prossimo. E nell'amore vero.
Si, ho solo visto un film con Fabio Volo, un confezionato di sentimenti combinati alla perfezione con il pragmatismo di una vita frenetica che crea un vortice di tira e molla in mezzo al quale i due protagonisti si innamorano piano piano, fingendo una relazione per poi cascarci sul serio. Ma ha significato molto per me.  E pensare che i presupposti, alla loro prima uscita, sono questi:
Lei :"Tanto lo sappiamo tutti come andrebbe a finire: qualche cenetta, due passeggiate sui Navigli, un weekend romantico in Liguria e poi via, prima delle complicazioni e delle rotture di palle. Giusto?
Lui : "Mah, a parte la passeggiata sui Navigli, non mi sembra così male"
Lei :"No, e invece fa schifo! Perché ormai ci siamo abituati: gli amanti invece dei fidanzati, i colleghi al posto degli amici, gli aperitivi al posto delle cene, gli stages al posto degli stipendi veri."

Proseguono, ma poco importa. L'affermazione di Lei è incredibilmente vera. Ci siamo abituati a rapporti non veri. A rapporti occasionali, superficiali, utilitaristici, non duraturi. E' orribile. Fa schifo, decisamente. Avevo bisogno di una frase simile, ed è arrivata al momento giusto. Mi ha aperto gli occhi verso tante cose. Mi permetterà di distinguere ciò che vale da ciò che non vale. Mi ha dato speranza. Sebbene sia pragmatica, cruda, crudele, tagliente. Trovo motivazioni nelle contrapposizioni, evidentemente. E mi sono sempre innamorato di ciò che era opposto al mio modo di vedere, di chi mi dava contro, costantemente. Apprezzo la diversità, apprezzo il confronto, vivo per esprimermi e lasciare che la gente si esprima con me. Vivo di "no", di "non ora", di "niente di serio": vivo per ribaltare tutte queste risposte. Vivo per amare, amo per vivere.
Che dire, sarò masochista, ma per me l'amore è anche dolore. Spero di farmi un po' del male, allora. Per quel che ricordo, è un dolore tra i più piacevoli. Per quel che ricordo, è un dolore che si sopporta col sorriso. Per quel che valgono i ricordi, non voglio più ricordare. Voglio vivere.



domenica 11 dicembre 2016

Liberamente

Stasera voglio uscire dagli schemi. Avete mai provato? Vi siete mai sentiti indirizzati verso un determinato modo di fare, una determinata visione, non sentendola però completamente vostra?
Come quando alle scuole elementari, e forse anche prima, vi facevano scrivere la data in alto a destra. Incasellati, un numero per quadretto. Come quando eravamo obbligati a scrivere pagine e pagine di numeri per imparare che il sette veniva dopo il sei e prima dell'otto, e che si scriveva in un determinato modo. Un numero per quadretto, e tra una riga e l'altra se ne poteva saltare una, ma una volta saltata, la si doveva saltare sempre. Beh, non so a voi, ma a me questo tipo di ordine non piaceva.

Undici del 12 Duemilae16. Tiè. Bello, senza senso, in alto a sinistra. Gran ribellione, direte. Ma è solo una forma comunicativa non convenzionale. Creare, si può. In questo spazio io personalmente me lo impongo. Crea, apriti la testa, aprila agli altri, se puoi, ma senza presunzione. Fatti capire, fai capire i tuoi limiti e le tue possibilità.

Mentre scrivevo di getto la prima parte del post, mi è venuto in mente di distinguere fra ordine scolastico e sociale, e sarebbe stata mia intenzione fare una piccola digressione sul "quando le cose devono essere in ordine", con necessari riferimenti politici, visto il contesto. Ma perché annoiarvi? Se facesse campagna elettorale uno di noi, sarebbe sicuramente al livello dei grandi sciacalli che popolano il panorama politico italiano. Ecco, una bella frase che può far indignare tutti. Senza nessun tipo di schieramento. I nomi li tirate fuori voi, per conto vostro. Io, come un governatore romano in Palestina di cui non faccio il nome per par condicio (sì, è ironia), me ne lavo le mani. E magari vi guardo scannarvi a colpi di click o mentre lasciate che le vostre dita, facciano sanguinare, toccando i tasti giusti, gli occhi a chi non la pensa come voi. 

Era da giorni che volevo scrivere qualcosa. Gli stimoli non mi sono mai mancati. Ciò che è mancato è il tempo, sicuramente. Insieme a lui forse è mancata anche un po' di serenità, ma quella torna, basta fare le cose con il giusto criterio. Inoltre, conoscendo nuove persone, ho constatato quanto sia difficile creare un'apertura mentale. "Un blog! Che bello! Ti leggerò appena avrò tempo!" E passarono i mesi, fiorirono i campi, e... avete presente la classica scena di desolazione? O meglio, com'è nella vostra testa? Beh, nella mia è rappresentata dalla grande balla di fieno che rotola nel deserto con il soffio del vento a enfatizzare il silenzio. Vuoto. Ad un certo punto ho pensato di essere privo di contenuti. Ma in quel momento ho pensato che io di contenuti ne ho. Prima di tutto verso me stesso. Gli altri, le altre, fate voi, se ne faranno una ragione se sono tedioso, noioso, logorroico. Io sono così. Siamo sette miliardi, a qualcuno devo per forza stare simpatico. E' la legge dei grandi numeri. E io ci credo. Sono alla ricerca di me stesso, come prima, più di prima, e meno di domani. Ad ogni risposta, segue una nuova domanda. Conoscere sé stessi per conoscere gli altri. 

Per adesso, è tutto. Ma tornerò. Spero più spesso, sicuramente più ricco dentro.
 Perché è ciò che si conserva nello spirito che ci arricchisce. 

mercoledì 2 novembre 2016

Ora

Il mio pensiero andrà oltre
Voglio vivere così.
La testa piena di dubbi,
Pensieri, soluzioni,
Idee.

Andiamo: là fuori c'è il mondo
Mica la solita cittadina spenta
La chiave per uscire dalla noia
Sei tu.
Via.

lunedì 3 ottobre 2016

Televisione, società e dettagli

E' inquietante. E' spaventosamente inquietante dare uno sguardo a quello che succede dietro allo schermo che tutti noi abbiamo guardato per anni, instancabilmente, facendo del male ai nostri occhi, ma anche - e soprattutto - ai nostri neuroni. 

Oggi sono stato parte del pubblico di Italia's Got Talent. Penso di poterlo scrivere perché tanto qui non è che mi leggano in molti, dunque al diavolo il copyright e cose varie. Le cose che hanno attirato la mia attenzione sono state molteplici, alcune sicuramente interessanti e altre - di contro - demotivanti e ahimè rivelatesi ennesime conferme di ciò che era il mio precedente punto di vista riguardo lo spettacolo e il mondo dell'intrattenimento. 

Organizzare un discorso sarebbe indice di poca spontaneità, perciò andrò in ordine casuale, certo di non dimenticare nulla: a mio parere, la televisione è lo strumento di omologazione di una società ormai tendente al basso a livello culturale e sotto l'aspetto del gusto e dell'apprezzamento di ciò che è bello.
 Mi spiego: che i contenuti siano scadenti - salvo alcune eccezioni - si sa. Quello che è assolutamente devastante è il livello di finzione, e oggi ne ho avuto la prova. Personaggi che cambiano nel giro di un secondo. Scene improvvisate che vengono rifatte al fine di rispettare un tempismo televisivo non soddisfacente. Si tende a disprezzare il contenuto nella sua originalità, facendo prevalere ciò che invece è più irrilevante; l'ordine, che omologa e fornisce un contesto appetibile a tutti i telespettatori. 

Far parte del pubblico mi ha permesso comunque di fare una bella esperienza: i giudici, per esempio, sono risultati essere molto divertenti e simpatici. Comici nati, sicuramente a loro agio sia in scena ma anche e soprattutto fuori onda. Impressione decisamente positiva, sebbene siano comunque parte del sistema e debbano sottostare anche loro a determinate e poco utili regole, specie perché personalmente pensavo fossero meno colti di quello che si sono invece dimostrati essere, a dimostrazione del fatto che comunque per arrivare in alto, ci si deve mettere anche del proprio. 

Quello che ho sicuramente potuto percepire è la grossa differenza rispetto al punto di vista del telespettatore: un abisso. Ciò che comprende tutta la preparazione della scenografia, a livello di luci, regia, microfoni e tutto ciò che accompagna la parte tecnica è sicuramente impressionante. C'è un livello di meticolosità che sfiora veramente la follia: alcune persone sono state spostate per distribuire equamente i colori in base a quelli degli indumenti che indossavano, ad esempio. Oppure ad un certo punto è stata spostata una cassa di pochissimi centimetri, per chissà quale motivo. Un insieme di dettagli e minuziosità che sorprende, soprattutto perché rende consapevoli che non ci sono solo le star, ma anzi, che queste lavorano bene perché a lavorare bene sono coloro i quali preparano la scena. Loro brillano di luce non propria, luce che viene alimentata dal lavoro di tutti coloro che non si vedono. Un vero e proprio paradosso, no?  Certo, sono incredibilmente prestanti sul palcoscenico, ma credetemi: il lavoro dietro le quinte va sicuramente evidenziato. Il telespettatore non coglie con immediatezza questi dettagli, per forza.

Ciò che rattrista enormemente comunque è l'estensione di questa realtà a tutta la dimensione televisiva. Reality show, talent (fondamentalmente di reale c'è solo l'esibizione degli artisti), salotti di vario tipo e soap opera rappresentano un intrattenimento statico, non atto ad educare o a trasmettere un contenuto. Utile a far parlare di sé, ad incitare la gente a non pensare ma ad aspettare un proseguo che spesso è ancora più sterile, privo di contenuti e privo di spunti di riflessione. Se volete essere pedine, accendete la televisione. Se volete essere uomini attivi, partecipativi, interessati e interessanti, uscite. Fuggite dall'omologazione. 

lunedì 19 settembre 2016

Orizzonti

Tramonti a dicembre
in riva al mare.
Le sere insieme
passate a festeggiare.
Gli amici di sempre
che vengono a mancare.
La voglia di recuperare
di imparare, ricominciare.
Di ammetterlo:
si può sbagliare.

Silenzi lunghi,
persone invisibili,
relazioni vuote,
insostenibili.
Come in autunno, 
 volano via
foglie dello stesso albero
ricordi,
non è per tutti
 restare.
Non è da tutti
essere forti.
Non c'è da esitare.
Prendere e andare.
Vivere.


martedì 6 settembre 2016

A volte ritornano

Proprio nel momento più cupo.
Quando meno te l'aspetti, 
tornano.
Quegli strani sorrisi che
rasserenano.
Che a fine giornata
appagano.
Quando meno te l'aspetti
tornano.

Conservali più a lungo possibile,
Perché sono il risultato del sudore,
della voglia di rivalsa, del dolore
E ti fanno sentire invincibile.

Sei forte.
Puoi aprire tutte le porte
Basta solo perseverare
Continuare a sudare
Per poterli veder tornare.







lunedì 5 settembre 2016

Diversità, integrazione, blues

Stava per essere il solito post auto-motivazionale che aiuta, libera dai cattivi pensieri, ma non trasmette niente di realmente significativo. E invece no.

23.40, 5 Settembre.

E' un pensiero che nella mia mente non ha un vero e proprio ordine, perciò cercherò di crearlo mentre scrivo, augurandomi di essere esaustivo ed efficace, soddisfacendo allo stesso tempo la mia necessità di fare chiarezza.

Sono a favore dell'integrazione. Chi mi conosce, lo sa.
Il mio discorso prescinde da situazioni economico-politiche e verte sull'aspetto meramente umano, che credo sia quello più interessante sotto ogni punto di vista.
La Storia avrebbe dovuto insegnare che l'odio non aiuta. La Storia avrebbe dovuto insegnare che la discriminazione non aiuta. Puntare il dito contro una razza? Non aiuta. Sterminarla? Non aiuta. Non aiutare, non aiuta.
E chi meglio degli europei avrebbe dovuto imparare dai propri errori? Nessuno. E chi più di noi italiani, sottomessi e invasi da molteplici popoli nel corso della nostra esistenza, dovrebbe andare avanti e cercare di integrare? Nessuno. E indovinate chi non lo fa? Proprio noi. Noi che pecchiamo di umiltà, che ci sentiamo superiori, che lasciamo a "loro" i lavori che non vogliamo fare perché troppo in basso rispetto al nostro grande ego. Non siamo grandi studiosi, evidentemente. Non voglio e non farò mai di tutta l'erba un fascio, per cui no: non mi accanirò contro quegli sciacalli che non serve nemmeno citare, abili a generalizzare e a creare spirali d'odio. E no: non mi schiererò nemmeno a favore di chi assolve indistintamente ogni extracomunitario nel nostro Bel Paese. Semplicemente credo che sia necessario valorizzare ciò che accade in misura giusta ed equa. Da qualche tempo mi frulla questo pensiero in testa: il blues. Il blues è il biglietto da visita che la non-integrazione americana ha prodotto dal 1870 in poi. Direte che è un esempio fuori luogo, che non ha nessun senso col discorso appena fatto, e avete ragione, indubbiamente. Ma riflettete un attimo: se il blues, e conseguentemente il jazz, sono nati dalla non-integrazione, che rivoluzione culturale ci attenderebbe se riuscissimo a vivere in armonia insieme, a integrarli e ad integrarci, a comprenderci? Crediamo in noi, nei nostri fratelli che chiedono aiuto e che possono darci tanto, perché esattamente come noi sono perlopiù brava gente. Impariamo dalla Storia, dai suoi errori. Cogliamo le sfumature positive che questi hanno lasciato per strada, come il blues. Uniamoci e cresciamo come specie. Apprezziamo, non condanniamo la diversità. Il salto di qualità va fatto ora, altrimenti finiremo per ammazzarci.

martedì 23 agosto 2016

Rinascere

22.48. Stanchezza fisica non indifferente, Einaudi che va su Spotify, brani ormai in loop da giorni, serenità mentale a livelli mai visti. Ricominciare gli allenamenti non poteva giovarmi di più. Mi sento debole rispetto agli anni scorsi, perché non giocare per una stagione mi ha tolto tanto a livello di movimenti, a livello di resistenza, a livello di velocità. Mi ha dato del peso di cui devo liberarmi al più presto, ma allo stesso tempo mi ha dato tante motivazioni. Voglio tornare al top, voglio fare la differenza, anche e soprattutto in quest'ambito della mia vita che tanto mi appassiona e mi spinge a migliorare, a migliorarmi, a stringere i denti. Si, stringere i denti: altra cosa che dovrò fare con grande intensità quest'anno. Gli allenamenti, i treni la mattina, l'Università, lo studio, gli esami: "No pain, no gain", mi ripetevo oggi mentre correvo. E nonostante le gambe facessero fatica a tenere il ritmo, non ho mollato e ho concluso l'allenamento. Another brick in the wall, per spararla grossa.

Voglio rinascere, ripartire da me, ancora una volta. Voglio che la discontinuità che mi ha sempre contraddistinto (si, è un paradosso assurdo perché non può essere costante proprio la discontinuità) si riduca all'osso. Voglio un anno scolastico e sportivo come non ne ho mai affrontati. Intenso e redditizio. C'è da rinascere, ripartire, formarsi e rinnovarsi. E c'è da costruire il proprio futuro. Non sarà certo il calcio, ma "mens sana in corpore sano", dicevano. C'è da correre per arrivare in fondo a questa gara, e io non voglio restare indietro.

Io voglio vincere.

martedì 16 agosto 2016

Tutto dipende

La persona che fa al caso tuo
sei tu.
Ma lo sai cosa si prova
ad amare?
A tirarsi su a vicenda,
a cammianre
insieme?
In due, tutto si amplifica
Ci si scopre,
e si scorge il mondo che splende.
Da come lo guardi, tutto dipende.

martedì 14 giugno 2016

Mi piacciono le sfide

Giornata uggiosa, di quelle che vorresti passare a letto, col cervello che accelera,accelera e accelera. E si intrufola nei peggiori cunicoli della tua mente, dove sai di non dover mettere piede. Solo credere in te è la cosa che ti salva. Ma più pensi a come gira il mondo, più pensi di star facendo le cose nel modo giusto, più tutto ti si ritorce contro.

Ogni rapporto, anche quello in cui credi di più, anche quello che ha lasciato i ricordi più belli, può deluderti. Enormemente. Puoi ritrovarti solo senza che nemmeno ti venga chiesto come stai. Ma questa è solo la conseguenza di un mondo, di una società, che sta diventando decisamente troppo individualista. Nessuno si dedica più alle relazioni. E' tutto un non rispondersi, un non buttarsi, un non provarci. E chi esce dal coro, chi osa, chi si butta, è il classico disperato che non ha stile, eleganza, o chissà quale altro degli inutili cliché che ci sono stati innestati dallo scorrere del tempo: sì, perché non c'è una fonte. Siamo gli artefici della nostra stessa disgrazia. Siamo una generazione infelice, ripudiamo tutto, non proviamo sentimenti, a meno che non siano i rapporti di lunga durata a farceli provare. Costruire ora un rapporto solido, stabile, sentimentalmente impegnato, è difficilissimo. Ma la colpa è solo nostra. E io da solo non so starci.

mercoledì 18 maggio 2016

Questa è la mia voce

"Non sarà un foglio pieno di frasi che mi racconterà", questo è sicuro.
Ma sicuramente possono passare più messaggi di quanti immaginate possano essere trasmessi facendovi un giro sui miei profili o cose del genere.
Perché a volte le persone hanno una profondità. Io ci voglio ancora sperare. Voglio essere capace di trasmettere me stesso agli altri e di recepire l'interiorità delle persone che ho davanti. E credo non sia facile, specie ora che tutti sono impegnati ad apparire. Specie ora che le amicizie si basano sul numero di serate, e non sullo starsi vicino in ogni momento.
E' un periodo che definire difficile è pochissimo, veramente. Tra sessione e altre enormi tensioni, ciò che conta è rimanere concentrati, non farsi trascinare dalla massa di apatia che permea l'aria e influenza le persone, e dare il massimo. Sfogare la tensione appena possibile, rimettersi in gioco, sentire le gambe e la mente affaticate dopo una giornata di studio e un po' di esercizio fisico, e non mollare mai. E' l'unica cosa da fare, lottare. Il viaggio è la meta. Viaggiamo insieme.

lunedì 9 maggio 2016

Always

Resti qui, come non te ne fossi mai andato.
Il tuo sorriso, le tue battute, la tua tranquillità
Non è mai svanita
E mai svanirà
Ciao G. 

domenica 1 maggio 2016

Ti cerco

Ovunque.
 Negli sguardi della gente, nelle false speranze,
o in quelle più flebili. 
Non ti trovo:
  per come ti ho vissuta,
 non c'è nessun'altra come te.

Sei il mio unico punto debole.

mercoledì 27 aprile 2016

Vivere

Chiamatela vita da single,  chiamatela libertà: non conta questo. Conta portarla avanti con dignità. Dimostrare, si, ma a sé stessi, quanto si vale. SE si vale. Non serve ostentare, non serve sgomitare per ritagliarsi uno spazio nella vita degli altri. Basta solo del buon senso. La vera vittoria non è vedere strisciare il nemico che credi di aver sconfitto, ma è la crescita personale che ti ha portato a credere di aver vinto. La vera vittoria è andare avanti. Perché non ci sono né vinti o vincitori quando a venir meno sono sentimenti e belle intenzioni. Smetti di essere ciò che non sei: vivi le opportunità e gli scorci di vita luminosa che ti si presentano davanti in modo genuino e pieno. Con i rimpianti e le frasi ad effetto si muore e basta, non ci si convive. E se ci si convive, è perché ce li si è meritati.

Ti stai perdendo tutto quello che c'è là fuori, proprio mentre credi di avere tutto in pugno.

sabato 23 aprile 2016

Funziona

Funziona che vedi una partita della tua squadra del cuore, che passi due giorni con il tuo migliore amico, che non pensi a niente. Un modo per riattivarsi c'è. Lasciarsi trasportare dagli eventi quando si verificano, ma viverli al massimo per non perdersi nulla. A un'ora dalla mezzanotte tra il 23 e il 24 aprile, le idee sono chiare.

Esami tra un mese? Zero paure, zero timori. Tanta voglia di fare bene. Prospettive future? Ricominciare a tirare calci a quel pallone che tanto mi manca. Stato d'animo attuale? Zero stress, tanta concentrazione e la mente libera, liberissima. Il passato conta ZERO. Avanti per la mia. Di compagnia ne ho bisogno solo a determinate condizioni. Non voglio privarmi di me stesso per far contento qualcun altro. Vivo in funzione di me stesso. Fidatevi, funziona.

venerdì 15 aprile 2016

Da zero

Vorrei un giorno lungo venticinque ore, per poter rimediare ad ogni mio errore.


Quel che conta è ripartire da sé stessi. Concentrarsi sul futuro prossimo. Pensare meno, agire di più. Da domenica sera si riparte a duecento all'ora.


Se sei forte, delle volte..


Le cicatrici possono restare,
ma servono a ricordare
cosa non devi fare.

Non ti devi fermare.
Sei qui per stupire, 

hai la possibilità di agire,
non mollare.
Il successo è dietro l'angolo,
devi solo voler svoltare.

giovedì 14 aprile 2016

Decisamente sbagliato trascurare questo blog così a lungo. E' uno dei pochi veri legami con me stesso. Scriverò per  me, per fissare nella mia testa quanto sia fondamentale fermarsi a riflettere.
Ma allo stesso tempo, voglio mettermi in testa un concetto che sarà ripetuto come un mantra d'ora in poi: O ti fermi, o ti formi.

Mai cosa più vera fu letta dal sottoscritto. 

In totale sincerità. Non mi fermo più. Ciò che è stato, è stato. E ha insegnato molto. 

"Hai mai sognato così forte da avere mal di testa?"

Guardare avanti ora, per guardare indietro e sorridere, tra qualche anno. 

lunedì 21 marzo 2016

Tutto scorre

Andrà Bene
Andrà Male
Comunque sia,
Passerà,
 anche oggi.
Anche la notte più buia.
Anche se non vuoi,
anche se non ci credi.
Solo se prosegui,
sempre se vuoi proseguire
nella ricerca
di te stesso.

domenica 14 febbraio 2016

Ai blocchi di partenza

Si chiude con questo San Valentino un periodo di tensioni e monotonia, passato chinato sui libri, identificabile nel tragitto casa-biblioteca. Qualche svago, più di qualche sorriso, ma sempre lì. Domani ricominciano le lezioni. Bisogna darci dentro fin da subito. Domani si ricomincia ad essere dinamici. Ad essere polivalenti. Si ricomincia a tessere la trama per poi ottenere dei risultati alla prossima sessione. Coinvolto, motivato, determinato. Con nuova linfa vitale dentro di me. Sento la positività intorno, in ogni cosa. Il merito è di chi intorno a me gravita, senza andarsene. E' merito degli amici, dei genitori, dei compagni di corso, di casa, di vita. Di tutti voi. E lo sfrutterò a pieno.

Per quanto riguarda il resto, noto con piacere quanto stare lontano dalla routine pordenonese sia un toccasana: mi mancano delle persone che potrei vedere quasi solo lì, ma non mi manca l'ambiente. Credo proprio di aver trovato la mia dimensione.

Dulcis in fundo: ho voglia di muovermi. Di rimettermi in forma, di allenarmi, correre, giocare, sentirmi vivo e sentirmi bene. Il prossimo anno voglio ricominciare a calciare un pallone in un campo verde con altre ventuno persone, dieci con le mie stesse intenzioni, e undici che vogliono impedirci di realizzarle. E siccome sono uno che se fa una cosa, la fa al meglio, c'è poco da fare: voglio essere al top.

Il percorso che sto per intraprendere sarà lungo, tortuoso, e pieno di insidie, questo lo so: ma non mi scoraggio. Sono solo al "Via". E ho voglia di stupire tutti.

sabato 13 febbraio 2016

Liberi di andare via in un attimo

Nel marasma di eventi che si susseguono freneticamente, abbiamo una sola speranza di sopravvivere: viverci.

Fino in fondo. Guardarsi negli occhi in lacrime, volersi  morbosamente, non fare a meno dell'altro. Essere coraggiosi insieme.

L'ostacolo da superare è sempre il prossimo.

sabato 16 gennaio 2016

Come fosse l'ultimo atto

Il mio percorso si delinea di bivio in bivio. Vorrei urlare al mondo ciò che penso, fregarmene delle conseguenze, ottenere ciò che voglio. Ridere a crepapelle davanti a te per ciò che c'è stato, e sorridere a un nuovo orizzonte. In questo periodo pieno di studio, monotonia e solitudine da me voluta, mi concentro su ciò che c'è. Penso a ciò che vorrei ci fosse, e costruisco quel che un domani ci sarà. Vivo di insicurezze però. Vivo di bivi. Vivo di quei momenti in cui è l'istinto a comandare. Lo sto reprimendo da troppo tempo. Forse dovrei lasciarmi andare, sperare che così qualcosa accada. Come il cambio di università, come se dovessi dare il via a qualcosa di nuovo. Anche se vorrei che questo "Nuovo" avesse un contatto con il mio passato. Oh, se lo vorrei. Lo vorrei come se fosse l'ultimo atto. E quando lo farò, penserò di star facendolo come fosse l'ultimo atto. Devo riprendermi. Devo svegliarmi. O forse è il caso di dire addormentarmi. Ricominciare. Ricominciare a sognare. Sentirmi vivo. Ridefinire la mia realtà. Non pianificare. Agire. Il limite sono solo le stelle.

giovedì 14 gennaio 2016

Si dice

Che si debba star male per scrivere qualcosa di bello e positivo
Che si debba prima di tutto piacere a sé stessi
Che si debba sempre cercare la propria strada
Che la nuova strada è sempre più sicura di quella vecchia
Che però non è mai troppo tardi per voltarsi
Che le cose bisogna guadagnarsele
Che l'amore non conosce ostacoli
Che la sessione d'esami prima o poi finirà
Che si può raggiungere qualsiasi obiettivo 
Che basta crederci 
Che un'idea è più forte di qualunque altra cosa



Io dico

Che bisogna essere sé stessi
Che il parere altrui conta zero
Che la mia strada è un bivio
Che tornare indietro non si può
Che le idee e i ricordi vanno aggiornati
Che l'amore no, non conosce ostacoli
Che ci credo
Che quello che dico è quello che penso
Che un progetto solido a volte viene distrutto da un sentimento



domenica 10 gennaio 2016

Live a life YOU will remember

"When I was 16, my father said, 'You can do anything you want with your life. You just have to be willing to work hard to get it.' That's when I decided, when I die, I want to be remembered for the life I lived—not the money I made." 

Aprirei decisamente così questo post. Con una citazione che mi sta esplodendo dentro da settimane ormai. Perché certe cose vengono apprezzate dopo, sebbene l'abbia conosciuta mesi fa. Aprirei così perché ora voglio viaggiare dentro di me. Voglio trovare la mia identità e portarla all'esterno, per far vedere a me stesso chi e cosa sono. E la riproduco in loop, questa citazione, e mi ascolto tutta la canzone che parte dopo. "The Nights", di Avicii. Il video è pazzesco. Probabilmente non sono il tipo di persona i cui video sono stati montati per realizzare quello che vedete se cercate la canzone (si chiama Rory Kramer e ora è il direttore artistico di Martin Garrix, Chainsmokers e qualche altro artista da due soldi, sisi.) ma voglio dare la mia impronta a questo messaggio che viene lanciato a inizio video. Voglio vivere una vita che resterà nella memoria. Nella mia memoria. Voglio dare tutto per realizzarmi. E si comincia sempre dal volerle fortemente le cose. Non intendo fermarmi davanti a niente, non intendo conoscere orizzonti, ma oltrepassarli. Voglio raccontare qui quello che vedrò, quello che sarà, quello che sarò. Non so cosa il destino abbia in serbo per me, ma so che ne andrò fiero, perché, qualunque cosa sia, ci metterò tutto me stesso.

sabato 9 gennaio 2016

Serenità

9 gennaio. 3.00. Preciso. Sono sveglio da 21 ore. Non ho sonno. Ho voglia di spaccare il mondo. Svariate ore di studio, un quadrangolare di calcetto (vinto), cena e chiacchiere coi compagni di squadra. Sorpreso di averne ancora. Domani si torna a Udine per fare le cose seriamente, per far capire che ci si tiene. Mi mancavano queste giornate piene. Piene veramente di qualcosa che per me conta. Ho le gambe stanche, l'acido lattico si fa sentire. L'occhio un po' si chiude ma qualche parola messa nell'orecchio da Mecna mi culla verso una mezz'ora di quelle tranquille che poche altre volte ce ne sono state così. Non dovrei essere qui. E non ci starò ancora per molto. Non senza quel qualcosa che sto cercando. E che arriverà. Sento la positività vibrare nell'aria. La sento ovunque. E la voglio inspirare tutta. E non buttarla più fuori. Alla grande. Alla grandissima. Sempre.

lunedì 4 gennaio 2016

2016

Eccoci qua. Quattro gennaio. Felice Anno Nuovo a tutti quanti. Che sia per tutti un anno ricco di soddisfazioni personali, professionali, sportive, e chi più ne ha, più ne metta. Personalmente mi auguro un 2016 molto intenso a livello formativo. Sto continuando a lavorare sulla mia persona, come alcuni (maliziosamente) consigliano, e devo dire che i margini di miglioramento sembrano esserci. Sono motivato a fare bene. Domani è un'altra giornata di studio, domani è un'altra giornata di sacrificio per raggiungere degli obiettivi. Lo vedrò così questo 2016. Per tappe. Giorno dopo giorno, mattoncino dopo mattoncino. Qualche mattone di quelli grossi c'è già, ed è parte delle fondamenta che mi sorreggono. Certo, a completare il quadro manca sempre qualcosa e/o qualcuno, ma c'è tempo. L'anno è iniziato alla grande, grazie anche alle eventualità che ci hanno fatto sentire veramente gruppo. I due giorni passati in compagnia degli amici mi hanno dato la carica, e ora c'è da spingersi oltre. C'è da vivere a trecentosessantafottutissimigradi le avventure che mi si presentano davanti.

C'è che devo dedicarmi a me stesso. Il resto arriverà. Forse per caso, forse per necessità, forse per volontà, mia o di altri. Mantova Street per esempio, è stata una piacevole coincidenza. Ma credo sia il caso di lasciar perdere. Non sarebbe rispettoso né sensato. Anche se, ogni volta che indosso quel maglione, mi sento più tranquillo. La presenza più forte al momento è rappresentata da un'assenza, strano eh? Ai posteri l'ardua sentenza. Per ora quel che è certo è che devo ringraziare chi involontariamente mi ha fatto rendere conto che io so cosa voglio. Mi è costato parecchie insolenze, ma almeno sono stato sincero. Questo è qualcosa di imprescindibile per me.
Beh, a presto.