martedì 14 luglio 2020

Vorrei dirti che...

Che le giornate intense mi diano una gran carica, è cosa ormai risaputa. Ho un attimo di pausa praticamente solo ora, alle 23.27. Dopo lavoro, ripetizioni, calcetto e preparativi vari per la giornata di domani, ho un attimo per me. Un po' di chillone, come lo chiamavo in Erasmus, il foglio bianco, e raccolgo volentieri qualche riflessione fatta durante la giornata ed in generale nell'ultimo periodo. Sto riabituandomi gradualmente al ritmo forsennato a cui stavo marciando da ottobre, dove non ho tregua fino al weekend. Ora mi alleno tutti i giorni, quando posso do ripetizioni e il lavoro vive un periodo abbastanza intenso. Ma sono contento. Sono contento di non avere tempo, sono contento perché mi sento vivo. Non sono felice. Per quello mancano delle cose, che però al momento non mi appartengono. Scherzo quando dico di non vivere di grandi emozioni, ma purtroppo la realtà non è così distante da questa affermazione. Alla fine sono quelle che contano, sono i rapporti veri. Ed io al momento ne ho pochi. E sicuramente sono colpevole di questo, anche se non totalmente.

Vorrei dirti che una cosa me l'hai insegnata, seppure non volendolo: le cose belle sono quelle che si creano naturalmente. Le cose belle sono le coincidenze, le persone e le parole giuste al momento giusto. E seppure ci sia un inizio e una fine, spesso e volentieri, è giusto riconoscere i meriti a chi ci fa sentire vivi. Ora più che mai voglio evadere e ripartire da zero, il mio spazio ed il mio tempo non sono qui. Qui si vive di forzature, non mi sento libero e non ho la possibilità di esprimermi come vorrei. Vorrei anche solo poter fallire. Questa sarebbe libertà. Vorrei anche poterlo raccontare a qualche persona in più, o a qualcuna in particolare, chi lo sa. Per ora sono contento di quello che ho, e di star tornando a scrivere con un minimo di frequenza. Dopotutto, mi è stato detto tante volte: continua. E allora continuiamo. Siamo venuti qui a ballare, no? E allora balliamo. La felicità vera arriverà. Forse, come quando ho scelto di fare l'ormai famoso Erasmus, devo andarmela a cercare, ancora una volta. Forse è veramente questo il mio modo di vivere. Perseguire la felicità. Non fermarmi mai. Devo tenerlo a mente, non scordarlo. Non voglio perdere di vista l'obbiettivo: perdermi. E prendere la mano tesa di qualcuno che mi accompagni con sé.

Vorrei dirti grazie, e spero il messaggio sia arrivato. Così come è arrivato ciò che fin dal principio doveva essere tuo.




mercoledì 8 luglio 2020

Vivo

E poi ci pensi. Sembra la sera giusta. Un po' di musica, la corsa della tastiera che ti mette a tuo agio: eccomi qua. Con i miei "se", con i miei "ma", come dice una vecchia canzone. Ormai qui scrivo a spot, mi racconto di periodo in periodo, faccio su e giù come un'altalena. Non stavolta. Sono in un momento di piattezza. Tutto a posto e niente in ordine, perché è la quiete prima della tempesta, è il silenzio prima di un calcio di rigore, è lo sguardo prima di un bacio. Quel momento di calma apparente, preludio di qualcosa che potrebbe cambiare tutto. La sensazione è quella, ma cosa cambierà? Ancora non lo so. Non so nemmeno se voglio saperlo, perché forse sarebbe noioso conoscere la meta. I bivi, soprattutto in questo periodo, si stanno susseguendo freneticamente. Sto scegliendo e scegliendo di non scegliere allo stesso tempo. Non voglio nulla di forzato, anche se qualche decisione forse andrebbe presa. Credo lascerò fare tutto all'istinto. Mi sento vivo, e non voglio privarmi di niente.