lunedì 19 settembre 2016

Orizzonti

Tramonti a dicembre
in riva al mare.
Le sere insieme
passate a festeggiare.
Gli amici di sempre
che vengono a mancare.
La voglia di recuperare
di imparare, ricominciare.
Di ammetterlo:
si può sbagliare.

Silenzi lunghi,
persone invisibili,
relazioni vuote,
insostenibili.
Come in autunno, 
 volano via
foglie dello stesso albero
ricordi,
non è per tutti
 restare.
Non è da tutti
essere forti.
Non c'è da esitare.
Prendere e andare.
Vivere.


martedì 6 settembre 2016

A volte ritornano

Proprio nel momento più cupo.
Quando meno te l'aspetti, 
tornano.
Quegli strani sorrisi che
rasserenano.
Che a fine giornata
appagano.
Quando meno te l'aspetti
tornano.

Conservali più a lungo possibile,
Perché sono il risultato del sudore,
della voglia di rivalsa, del dolore
E ti fanno sentire invincibile.

Sei forte.
Puoi aprire tutte le porte
Basta solo perseverare
Continuare a sudare
Per poterli veder tornare.







lunedì 5 settembre 2016

Diversità, integrazione, blues

Stava per essere il solito post auto-motivazionale che aiuta, libera dai cattivi pensieri, ma non trasmette niente di realmente significativo. E invece no.

23.40, 5 Settembre.

E' un pensiero che nella mia mente non ha un vero e proprio ordine, perciò cercherò di crearlo mentre scrivo, augurandomi di essere esaustivo ed efficace, soddisfacendo allo stesso tempo la mia necessità di fare chiarezza.

Sono a favore dell'integrazione. Chi mi conosce, lo sa.
Il mio discorso prescinde da situazioni economico-politiche e verte sull'aspetto meramente umano, che credo sia quello più interessante sotto ogni punto di vista.
La Storia avrebbe dovuto insegnare che l'odio non aiuta. La Storia avrebbe dovuto insegnare che la discriminazione non aiuta. Puntare il dito contro una razza? Non aiuta. Sterminarla? Non aiuta. Non aiutare, non aiuta.
E chi meglio degli europei avrebbe dovuto imparare dai propri errori? Nessuno. E chi più di noi italiani, sottomessi e invasi da molteplici popoli nel corso della nostra esistenza, dovrebbe andare avanti e cercare di integrare? Nessuno. E indovinate chi non lo fa? Proprio noi. Noi che pecchiamo di umiltà, che ci sentiamo superiori, che lasciamo a "loro" i lavori che non vogliamo fare perché troppo in basso rispetto al nostro grande ego. Non siamo grandi studiosi, evidentemente. Non voglio e non farò mai di tutta l'erba un fascio, per cui no: non mi accanirò contro quegli sciacalli che non serve nemmeno citare, abili a generalizzare e a creare spirali d'odio. E no: non mi schiererò nemmeno a favore di chi assolve indistintamente ogni extracomunitario nel nostro Bel Paese. Semplicemente credo che sia necessario valorizzare ciò che accade in misura giusta ed equa. Da qualche tempo mi frulla questo pensiero in testa: il blues. Il blues è il biglietto da visita che la non-integrazione americana ha prodotto dal 1870 in poi. Direte che è un esempio fuori luogo, che non ha nessun senso col discorso appena fatto, e avete ragione, indubbiamente. Ma riflettete un attimo: se il blues, e conseguentemente il jazz, sono nati dalla non-integrazione, che rivoluzione culturale ci attenderebbe se riuscissimo a vivere in armonia insieme, a integrarli e ad integrarci, a comprenderci? Crediamo in noi, nei nostri fratelli che chiedono aiuto e che possono darci tanto, perché esattamente come noi sono perlopiù brava gente. Impariamo dalla Storia, dai suoi errori. Cogliamo le sfumature positive che questi hanno lasciato per strada, come il blues. Uniamoci e cresciamo come specie. Apprezziamo, non condanniamo la diversità. Il salto di qualità va fatto ora, altrimenti finiremo per ammazzarci.