lunedì 3 ottobre 2016

Televisione, società e dettagli

E' inquietante. E' spaventosamente inquietante dare uno sguardo a quello che succede dietro allo schermo che tutti noi abbiamo guardato per anni, instancabilmente, facendo del male ai nostri occhi, ma anche - e soprattutto - ai nostri neuroni. 

Oggi sono stato parte del pubblico di Italia's Got Talent. Penso di poterlo scrivere perché tanto qui non è che mi leggano in molti, dunque al diavolo il copyright e cose varie. Le cose che hanno attirato la mia attenzione sono state molteplici, alcune sicuramente interessanti e altre - di contro - demotivanti e ahimè rivelatesi ennesime conferme di ciò che era il mio precedente punto di vista riguardo lo spettacolo e il mondo dell'intrattenimento. 

Organizzare un discorso sarebbe indice di poca spontaneità, perciò andrò in ordine casuale, certo di non dimenticare nulla: a mio parere, la televisione è lo strumento di omologazione di una società ormai tendente al basso a livello culturale e sotto l'aspetto del gusto e dell'apprezzamento di ciò che è bello.
 Mi spiego: che i contenuti siano scadenti - salvo alcune eccezioni - si sa. Quello che è assolutamente devastante è il livello di finzione, e oggi ne ho avuto la prova. Personaggi che cambiano nel giro di un secondo. Scene improvvisate che vengono rifatte al fine di rispettare un tempismo televisivo non soddisfacente. Si tende a disprezzare il contenuto nella sua originalità, facendo prevalere ciò che invece è più irrilevante; l'ordine, che omologa e fornisce un contesto appetibile a tutti i telespettatori. 

Far parte del pubblico mi ha permesso comunque di fare una bella esperienza: i giudici, per esempio, sono risultati essere molto divertenti e simpatici. Comici nati, sicuramente a loro agio sia in scena ma anche e soprattutto fuori onda. Impressione decisamente positiva, sebbene siano comunque parte del sistema e debbano sottostare anche loro a determinate e poco utili regole, specie perché personalmente pensavo fossero meno colti di quello che si sono invece dimostrati essere, a dimostrazione del fatto che comunque per arrivare in alto, ci si deve mettere anche del proprio. 

Quello che ho sicuramente potuto percepire è la grossa differenza rispetto al punto di vista del telespettatore: un abisso. Ciò che comprende tutta la preparazione della scenografia, a livello di luci, regia, microfoni e tutto ciò che accompagna la parte tecnica è sicuramente impressionante. C'è un livello di meticolosità che sfiora veramente la follia: alcune persone sono state spostate per distribuire equamente i colori in base a quelli degli indumenti che indossavano, ad esempio. Oppure ad un certo punto è stata spostata una cassa di pochissimi centimetri, per chissà quale motivo. Un insieme di dettagli e minuziosità che sorprende, soprattutto perché rende consapevoli che non ci sono solo le star, ma anzi, che queste lavorano bene perché a lavorare bene sono coloro i quali preparano la scena. Loro brillano di luce non propria, luce che viene alimentata dal lavoro di tutti coloro che non si vedono. Un vero e proprio paradosso, no?  Certo, sono incredibilmente prestanti sul palcoscenico, ma credetemi: il lavoro dietro le quinte va sicuramente evidenziato. Il telespettatore non coglie con immediatezza questi dettagli, per forza.

Ciò che rattrista enormemente comunque è l'estensione di questa realtà a tutta la dimensione televisiva. Reality show, talent (fondamentalmente di reale c'è solo l'esibizione degli artisti), salotti di vario tipo e soap opera rappresentano un intrattenimento statico, non atto ad educare o a trasmettere un contenuto. Utile a far parlare di sé, ad incitare la gente a non pensare ma ad aspettare un proseguo che spesso è ancora più sterile, privo di contenuti e privo di spunti di riflessione. Se volete essere pedine, accendete la televisione. Se volete essere uomini attivi, partecipativi, interessati e interessanti, uscite. Fuggite dall'omologazione.