lunedì 30 marzo 2015

Non si può

Scriverò di getto. Scriverò ora e con la rabbia provocata da questo pensiero, che vedo confermarsi non più come un'esagerazione ma come una triste, triste realtà.

Non si può vivere di menefreghismo in questo modo. A volte mi chiedo se sono io quello pazzo, quello che dà un peso alle parole, ai gesti, ai comportamenti, alla volontà di costruire, alla capacità di restare vicini a chi conta. Qui la gente guarda solo al proprio interesse. Qui la gente è spenta. Qui la gente non vuol far sentire la tua voce. Ragazzi e ragazze che si piacciono perché si ignorano! Io sinceramente non ci vedo nulla né di bello, né tanto meno di normale.

Non si può essere felici snobbando la gente. Non riesco a capire come la gente faccia a vivere in pace col mondo privandosi del piacere di provare delle emozioni. Forse non ci sono proprio, in pace. Ma anche in tal caso, vedo gente che non si butta a capofitto nelle cose, vedo gente che non ci prova, vedo gente esitare, vedo gente che non osa, non azzarda, non cerca soluzioni, non cerca un contatto, una relazione diversa dalle altre, un contenuto, un sorriso. La gente è spenta.

Ma perché, salvo poche eccezioni, siete tutti spenti a Pordenone? Perché?

mercoledì 25 marzo 2015

Certezze e cambiamenti

Tutti noi cerchiamo costantemente delle certezze. Vogliamo identificarci in qualcosa, sentirci accettati, essere sicuri di far parte di un contesto o di avere sempre l'appoggio di qualcuno. Ma che succede quando una di queste cosa viene a mancare? C'è qualcuno che ha la forza di rimpiazzare gli altri con sé stesso? Perché è di questo che si tratta. Io credo che quando si perdono delle certezze, quando mancano dei punti di riferimento, la prima cosa da fare sia prendersi le proprie responsabilità, affrontare la cosa e superarla da soli. 

Le persone di cui abbiamo bisogno veramente, secondo me, sono poche. Non più di quindici, a starci larghi. Il resto è utile, ma non è niente in più di quello che sono dei buoni amici, i genitori e i compagni di corso, squadra o lavoro più fidati.

Quelle sono certezze. Quelle sono persone che ti cambiano la vita, sì. E quando si perdono i contatti con una di quelle persone, andare avanti è dura. Ma lo si fa, credetemi, lo si fa. Lo si fa pensando positivo, lo si fa tenendo ciò che di buono c'è stato. Lo si fa perché evidentemente si deve cambiare qualcosa. 

I cambiamenti fanno parte della nostra vita. Guai se non ce ne fossero. Guai se decidessimo o se ci fosse imposta una sola strada. Qui, Marti direbbe "Basta con le frasi fatte", ma secondo me non c'è niente di più vero in questa frase: il mondo è bello perché vario. Le opportunità sono molteplici, la nostra vita può cambiare veramente in un attimo. Possiamo perdere delle certezze, ma una cosa deve sempre rimanere. La voglia, dentro di noi, di andare avanti e di scoprire qualcosa di nuovo. La voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno, e non mezzo vuoto. La voglia di andare avanti, di fronte a ogni difficoltà.

La voglia di vivere esperienze nuove, di buttarsi a capofitto nel percorso della vita, che non è sempre rettilineo (e meno male, altrimenti sai che noia), ma che è pieno di cose da vedere e apprezzare. Non c'è tempo, non ci deve essere tempo per farsi buttare giù dai cambiamenti. Non c'è tempo per guardare il mondo intorno a noi, la nostra vita, come qualcosa di brutto. Ognuno di noi è unico, a modo proprio. Facciamoci valere! 

domenica 22 marzo 2015

Relatività e confusione

Sveglia e schemi che saltano stamattina. Poco importa: il piumone non voleva lasciarmi uscire al freddo, sapeva che stavo troppo bene sotto di lui. Wake up call saltata, giornata che inizia in ritardo, spazio a qualche pensiero mattutino. Guardo fuori, cielo nuvoloso, giornata incolore, di quelle che ti fanno venire voglia di studiare, di leggere un libro, di partire, di viaggiare con la mente e di andare verso luoghi che non conosci.

"A bordo di un'astronave senza pilota, che punta verso galassie a cercare vita."

Domenica. Una di quelle domeniche da passare a casa, che se fosse inverno passeresti davanti al caminetto con la coperta, un film e magari in compagnia di una cioccolata calda.
Non è una domenica come le altre. E' marzo, la primavera è iniziata, e abbiamo tutti voglia di ritrovarci.

Bisogna ritrovarsi, è questo il messaggio? O forse riscoprirsi? Ognuno di noi attribuisce il giusto peso a questi interrogativi, è relativo. Come è relativo il pensiero della gente quando si fa qualcosa, come è relativo quello che dici se poi pensi altro, come siamo relativi noi a questo mondo. Il nostro dovere è quello di lasciare un segno. Non importa dove, non importa come. Importa che sia un segno positivo. Un abbraccio, una carezza, la semplice manifestazione della nostra vicinanza ad un amico lontano. Piccole cose, ma fondamentali.

"Quel che poi conta son le solite piccolezze!"

Oggi mi sono svegliato con il frastuono del silenzio a martellare la mia testa. Sono sicuro che mi farà bene fermarmi a riflettere, ma ammetto che queste situazioni sono difficili da gestire per me. E' difficile affrontare sé stessi, ed era un po' che non capitava di doverlo fare. Il nostro più grande avversario siamo noi. Il mio più grande avversario sono io. Ma prometto di sconfiggermi e ripartire, su questo non c'è dubbio!

lunedì 16 marzo 2015

Certi brividi non hanno prezzo

Lunedì! Niente di più odiato, direste. E invece vi smentisco! Oggi sono felice, nonostante la sveglia alle sette, nonostante la pioggia qui a Venezia, nonostante il dolore fisico post partita. Oggi sono felice perché è stato un weekend vissuto alla grande. E in generale è un periodo felice per me, indubbiamente. 

Se penso a come stavo psicologicamente non più di un mese e mezzo fa, ancora non ci credo. Perso, letteralmente perso. Senza un'idea chiara di me, senza inventiva, senza voglia di fare, di stare con gli amici, di relazionarmi con qualcuno. Credevo di aver bisogno di qualcosa che forse non serve. Credevo fosse necessario tornare indietro per guardare di nuovo avanti. Ma perché non tornare indietro e ricostruire qualcosa, invece che sperare di riprendere da dove si è lasciato? Oppure perché non tornare indietro? Ecco, diciamo che queste due domande mi mettono abbastanza in difficoltà, ma nonostante questo io sono felice. Sono felice perché ho ritrovato me stesso, e ora so di poter andare avanti e di poter vivere emozioni intense. 

Certi brividi non hanno prezzo, certe sensazioni ti fanno esplodere dentro. Come il gol vittoria di ieri al 94'. Una vittoria soffertissima, un gruppo sensazionale, che è letteralmente volato sotto la curva quando la palla ha gonfiato la rete! Tutti insieme, uniti verso un unico risultato. Tutti ad abbracciare Gru che la butta dentro e ci regala tre punti! 

Certi brividi non hanno prezzo, credetemi. Ritrovare gli amici e vederli felici dopo tanto, non ha prezzo. Ridere senza senso, mangiare insieme, stare insieme giornate intere, non ha prezzo. Ci sono certe cose che non passano mai, basta avere accanto le persone giuste. E il fatto di averne vicino un discreto numero mi rasserena e mi sprona ad andare avanti.

Fuori piove, sì, ma dentro di me c'è un Sole che splende e illumina tutto quello che c'è intorno. Sono felice.

giovedì 12 marzo 2015

Essere diversi per essere sé stessi

Io veramente non ci credo. Non ci credo al fatto che qui si viva solo di risvoltini e Oakley. Non ci credo, non voglio credere che la gente si limiti a giudicare in base a orologi, macchine, scarpe, tipo di locale frequentato, e chi più ne ha, più ne metta. La gente ha dimenticato il valore dei sentimenti, ne sono sempre più convinto. Come sono sempre più convinto che vada scemando il piacere di avere dei valori. Forse è fuori moda, averne. Non lo so. Sta di fatto che vedo gente persa, a rimangiarsi ciò che dice nel giro di minuti. Minuti. Siete minuti. Forse è per questo che continuiamo a lamentarci che le cose vadano male. Forse è per questo che non ci rialziamo tanto facilmente dopo i dispiaceri. Il Sole dev'essere dentro di noi, ma spesso non è così. E allora lo mettiamo su Instagram, ne parliamo, ma non cerchiamo di farlo nostro.

E' la generazione di hashtag e tendenze, di tavoli e consumazioni, di Dj e prevendite. E' la generazione in cui si vive alla serata, non più alla giornata, se capite cosa intendo. E' la generazione di chi è fatto veramente a stampo. In cui bisogna seguire un esempio per essere parte del gruppo che conta. E' la generazione in cui se cerchi di essere te stesso sei out. Francamente, meglio out che uguale agli altri, poi fate voi. Magari per essere accettato dovrei scrivere #MeglioOutCheComeVoi, ma forse vi prenderei in giro.

Un po' ci siamo tutti dentro, comunque. E ci mancherebbe. I social sono parte di noi ormai, ed è giusto farne uso. In modo responsabile e contenuto, ma vanno usati. Se non altro perché sono la più grande forma di comunicazione esistente insieme al telefono (non mi sento di assegnare un primato a nessuno dei due mezzi).

Estendendo il concetto che voglio esprimere, chiedo solo originalità. Fate quello che volete, fate quello che vi sentite. Sogno un mondo in cui si elogi la diversità. Sogno un mondo in cui l'uguaglianza stia nella diversità di giudizio. Sogno un sistema imparziale, in cui la differenza la faccia ciò che la gente porta dentro. Sogno che la gente sia sé stessa, perché è così che si crea la diversità. Sogno che la gente esca dalle piccole realtà e si rapporti con le grandi città, con diverse etnie, lingue, culture. Sogno un viaggio di mente e corpo, che possa liberarci da tutti questi luoghi comuni.

lunedì 9 marzo 2015

Conta esserci

Avete presente quando a un caro amico succede qualcosa di brutto? Conta esserci, conta essere lì a dargli una pacca sulla spalla, a tirargli su il morale. Ecco, sono d'accordo, sì, ma c'è di più.

Per me conta esserci sempre. Perché l'amicizia non è un tipo di legame fatto di occasioni e istanti. E' un fiume di eventi, che scorre su un terreno incerto, pieno di insidie, ma che nasconde anche tratti sereni e che espongono l'acqua alla luce del sole, facendo brillare i sentimenti positivi di questo legame speciale.

Sapere di poter dare il mio supporto alle persone che per me contano veramente è splendido, perché sento di essere coerente fino in fondo: sento la reciprocità delle azioni tra me e chi mi sta di fronte. Si da e si riceve del bene, si soffre insieme quando c'è bisogno, si esce per scacciare i cattivi pensieri.
E' forse il rapporto più sincero, l'amicizia. L'amore è qualcosa di più sofferto e unilaterale, ma solo perché si ha l'impressione che non si riceva abbastanza rispetto a quello che si da. Poco importa al momento, chi vivrà vedrà!

Al momento conta esserci per chi conta davvero, conta esserci anche un po' per sé stessi. Come quando bisogna prendere la respinta del portiere dopo un tiro. Bisogna farsi trovare puntuali nel momento del bisogno. E io ci sono. Ho seguito la traiettoria della palla, e sono lì, pronto a far gol. Io ci sono, e voi? Che fareste per i vostri amici?


domenica 8 marzo 2015

Cosa resta?

E rieccomi. Quanto mi mancava scrivere! Quanto mi mancava sfogarmi! Finalmente è giunto il momento! Che gioia!

 Dopo una splendida settimana passata a Riva del Garda per il Parlamento Europeo Giovani, sono di ritorno a Pordenone, e stasera si riparte per Venezia. La vita di tutti i giorni mi aspetta, anche se la voglia di ricominciare fa a botte coi ricordi che mi ha lasciato questa splendida esperienza. Dal Lago, all'hotel, alle persone che hanno reso tutto questo possibile, senza dimenticare gli amici, i nuovi incontri fatti, l'aver usato l'inglese, l'essere stato parte di qualcosa di epico, non cambierei nulla, ecco. Lo rifarei altre mille volte, veramente. Grazie a tutti per questa settimana, non la dimenticherò.

Oggi però è già un giorno nuovo, un giorno diverso, e chissà cos'ha in serbo per me. First of all, è la festa della donna! Auguri a tutte voi, nonostante ci danniate l'anima (si scherza), siete comunque il dono più prezioso per l'uomo! Tra confessioni alle amiche ed amori, le donne sono costantemente presenti nella vita degli uomini, e veramente, non se ne può fare a meno.

Festività a parte, oggi bisogna fare il punto della situazione. Ecco perché vi rimando al titolo del post. Cosa resta? Cosa resta di me? Restano le emozioni vissute settimana scorsa, sì, ma non solo. Resta la voglia di andare avanti, di ricominciare, di sentirsi nel posto giusto. Resta la voglia di divertirsi, di andarsi a bere una birra con gli amici, di camminare per Venezia. Restano quelle persone che meritano di restare, e resta la voglia di accoglierne di nuove. Qualcosa resta alle spalle, qualcuno resta alle spalle, nonostante recenti riflessioni. E ne sono fiero. Resto io, responsabile delle mie scelte e artefice del mio destino. Resta tutto questo, ma prima o poi non resterà molto. Perciò, non pensiamoci, chissà che succederà domani!